Un caso di disturbi comportamentali della sfera affettiva e fisici

Storie di omeopatia quotidiana

Guarigioni in breve raccontate dagli omeopati italiani (e non)

Storie di omeopatia quotidiana

Guarigioni in breve raccontate dagli omeopati italiani (e non)

cura di:

Marco Colla
Medico Chirurgo – Omeopata BIELLA
Docente Scuola di Medicina Omeopatica Similia Similibus di Torino
studio@marcocolla.it

Monica Delucchi
Medico Chirurgo – Omeopata GENOVA/BRESCIA
Docente Scuola di Omeopatia Centro Studi La Ruota di Milanomonica.delucchi.csr@gmail.com

Storie di omeopatia quotidiana

Questa rubrica è stata creata per favorire la pubblicazione dei tanti casi clinici che gli omeopati affrontano durante il loro quotidiano lavoro. Per l’Omeopata nessun caso è facile, nessun caso è impossibile. Ogni caso ha una soluzione che è degna di essere conosciuta perché non esistono due casi uguali. Scrivere i nostri casi clinici è utile per perfezionare la nostra pratica. Leggere i casi altrui è una via veloce per apprendere: prima o poi avremo di fronte una caso simile e ci ricorderemo della soluzione proposta dal collega. Fate conoscere i vostri successi quotidiani!

Norme per gli Autori

1) Descrizione sintetica del paziente e della sintomatologia.
2) Metodo usato per elaborare i dati e trovare il rimedio più adatto, specificando:

i) I sintomi scelti per la prescrizione. ii) Il repertorio e le rubriche scelte. iii) Le eventuali diagnosi differenziali. iv) Le motivazioni della scelta finale.

3) Risultati e breve discussione.
I casi possono essere sia acuti che cronici.

UN CASO DI DISTURBI COMPORTAMENTALI, DELLA SFERA AFFETTIVA E FISICI

Rosario Palma
Medico Chirurgo – Omeopata LIVORNO
rosario.palma45@gmail.com

Caso presentato al II Congresso IRMSO di Roma del novembre 2023

Luigi è un paziente di 50 anni, ingegnere, in visita nel 2019 accompagnato dalla moglie, disperata per il difficile rappor- to con il marito per sopraggiunte problematiche comporta- mentali che minano la relazione affettiva. La moglie, infatti, ha imposto la visita presso il mio studio come ultimo tentati- vo per raddrizzare la relazione, ormai agli sgoccioli.

Luigi si presenta ben vestito, corporatura ben proporzionata, comportamento taciturno e aspetto imbronciato tendente al cupo. Inizia a parlare la moglie, raccontando la problematica; nel frattempo osservo il marito che tace, sembra distratto, assente, interessato a guardarsi le scarpe. La signora continua dicendo: «Quando eravamo fidanzati avevo notato che Luigi aveva spesso da ridire su tutto e su tutti; con me si sforzava di essere carino ed il meno polemico possibile e, ciononostan- te, si sono verificati numerosi momenti di frizione che però attribuivo all’età e alle circostanze; in cuor mio, speravo di riuscire a cambiare in meglio il suo carattere perché gli vo- levo bene».

La signora si ferma un attimo, come per prendere fiato, mentre io rivolgo a lui uno sguardo interrogativo; poiché colgo un accenno di disponibilità a parlare, fermo la moglie con un gesto; Luigi, dopo qualche secondo, inizia a parlare: «Dottore, sono una persona di poche parole, magari ne dico qualcuna in più quando mi arrabbio, forse troppe. Non so

Fig. 3

Clinica

cosa mi accade ma, quando mi sembra che mi abbiano fatto un torto, non ci vedo più, è più forte di me, mi prende una rabbia fortissima seguita subito da un desiderio incontrol- labile di imprecare in tutti i modi possibili. Mi sembra che dovrei, e a volte vorrei, vivere la vita da solo, ma non ci rie- sco perché, anche se a modo mio, voglio bene a mia moglie: però, quando le persone e il mondo che mi circonda non girano come dico io, ne rimango così contrariato che ogni pagliuzza mi sembra una trave e, non riuscendo a sopportar- lo, mi monta un’ira violenta.»

«Ricordo un episodio di quando ero bambino e giocavo a casa mia con un amichetto, l’unico che avevo; ci azzuffammo perché mi aveva dato dello stupido e dopo qualche minuto di cazzotti e urla comparve mia madre a dividerci: conoscendo bene la mia suscettibilità estrema, decise subito che la mag- giore responsabilità dell’accaduto era mia e, per punizio- ne, mi chiuse a chiave nella mia camera. Mi innervosii a tal punto che iniziai a rompere una sedia e, prima che rompessi anche la porta, lei entrò e ricevetti un paio di ceffoni come tranquillante».

Il taciturno ingegnere, dopo tanto parlare, si concede una pausa; ne approfitta la moglie raccontando un episodio ac- caduto qualche settimana prima: «una sera, mentre Luigi metteva ordine in cucina (compito che tocca a lui dopo che io preparo la cena) è riuscito a versarsi addosso un tegame pieno di acqua sporca; a quel punto apriti cielo: ha iniziato ad imprecare ad alta voce per un tempo che sembrava non finire mai; i miei vicini di casa, cari amici, si sono preoccupati di cosa stesse succedendo ed hanno bussato alla porta di casa. Non l’avessero mai fatto! Sentendo squillare mio marito si è affacciato nell’ingresso e, visti i vicini che chiedevano se tutto andava bene, ha preso ad insultarli e ad intimare loro di farsi gli affari propri, con voce, se possibile, ancora più alta ed irata».

Luigi racconta che, per esempio, quando si trova in macchina nel traffico, non riesce a sopportare chi, secondo lui, va mol- to piano ed allora inizia a suonare insistentemente il clacson con imprecazioni colleriche.

Chiedo di parlarmi di qualche eventuale disturbo fisico: «soffro terribilmente di emorroidi, mi spaventano e mi pre- occupano molto, in particolar modo quando sanguinano, cosa che accade spesso, e quando si infiammano mi procura- no improvvisi dolori con fitte lancinanti, tanto da costringer- mi a fermarmi, qualsiasi cosa stia facendo; in quei momenti ho la sensazione come se il retto si lacerasse, si strappasse». Gli chiedo delle sue evacuazioni e mi risponde che alterna periodi in cui le feci sono morbide, quasi diarroiche, a perio-

di in cui diventa quasi stitico, con feci molto dure.
Nel raccontare questi particolari l’espressione del suo vol- to assume un’aria preoccupata: confessa infatti di avere una gran paura, quasi un terrore, quando succede qualcosa alla sua salute che non è in grado di spiegarsi. Questo stato d’a- nimo lo ha indotto nel passato a consultare vari medici spe- cialisti le cui cure, però, non è riuscito a seguire fino in fondo perché i risultati non erano brillanti come si aspettava; ciò ha rafforzato nel tempo la scarsa fiducia nei medici. Aggiunge che molto spesso ha difficoltà a deglutire quando mangia: ha la sensazione come se il boccone di cibo si fermasse, si bloc- casse proprio in gola. Quando mastica si preoccupa se sente degli schiocchi a livello dell’articolazione temporo-mandi- bolare.
Aggiunge: «in genere sto peggio al mattino, dopo che mi sono svegliato; il mal di testa (di cui non mi aveva ancora accennato), quando arriva, sopraggiunge sempre di notte; ho un altro ricordo della mia infanzia: quando litigavo con i miei compagni cercavo di colpirli in qualsiasi modo, scagliando qualsiasi oggetto che avevo a portata di mano».

Scelgo di inserire nella repertorizzazione le seguenti rubri- che:
Mente – collera violenta
Mente – odio

Mente – rissoso
Mente – ansia per la salute personale
Mente – dubbioso guarigione
Testa – dolore notte
Faccia – scricchiolii nell’art. temporo-mandibolare che ma- sticando agg.
Gola – deglutizione difficoltosa
Retto – dolore lacerante
Retto – emorroidi esterne
Retto – emorragia dall’ano
Generali- al risveglio

I sintomi riferiti dal paziente e dalla moglie sembrano rife- rirsi in prevalenza al miasma sifilitico. Considerando la gri- glia repertoriale, scelgo il rimedio meglio corrispondente

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alla totalità dei sintomi e alla condizione miasmatica. Dopo aver consultato la Materia Medica decido di prescrivere NI- TRICUM ACIDUM, rimedio omeopatico considerato corri- spondente a quando indicato nei paragrafi 153 e 154 dell’Or- ganon. Scelgo di usare una potenza centesimale alta per la buona energia vitale del paziente, una 1000 CH globuli, 3 globuli sciolti in 250 cc di acqua minerale con l’indicazione di assumere un cucchiaino (di plastica) della soluzione, una sola volta, almeno un’ora lontano dai pasti, preferibilmente di mattina. Gli chiedo di aggiornarmi telefonicamente per qualsiasi cambiamento del quadro.

Luigi mi telefona dopo 4 giorni dicendo che si sente meglio di prima. Dice che la moglie gli sembra più dolce con lui e lui stesso riesce ad accennare qualche sorriso. Anche in uffi- cio la situazione sembra andare meglio: pur non essendo del tutto d’accordo con un collega circa l’impostazione di una pratica, è riuscito ad ascoltarlo tranquillamente fino alla fine senza le solite accese discussioni.

Dopo 40 giorni circa, in un nuovo colloquio telefonico, mi riferisce che la sera precedente ha avuto un litigio con la mo- glie abbastanza animato e che la notte non ha dormito bene come invece nel corso delle precedenti. Riferisce che i di- sturbi fisici si sono molto diradati come intensità e frequen- za. Gli consiglio di assumere una dose di Nitricum Acidum 10.000 CH in globuli, preparata con la stessa modalità della precedente; gli prescrivo di ripetere dopo un mese la stessa dose, dinamizzata 8 volte. Dopo 45 giorni ritorna in visita accompagnato dalla moglie; mi appare gentile, tranquillo e sorridente. Riferisce di sentirsi abbastanza bene, come se la velocità di pensiero e di azione si fossero rallentate, la sua impulsività inoltre è diventata più controllabile. I disturbi fi- sici sono progressivamente quasi completamente spariti, il sonno va bene e non ha più avuto cefalea. Chiede cos’altro deve assumere per mantenere questa condizione. Gli pre- scrivo Saccharum Lactis una volta al mese. Qualche giorno dopo mi telefona la moglie per ringraziarmi.

Dopo innumerevoli e infruttuosi tentativi con la medicina allopatica, dopo aver lungamente pellegrinato attraverso nu- merosi ambulatori specialistici psichiatrici, proctologi, uro- logici, Luigi è approdato all’omeopatia come “ultima spiag- gia”. A quattro anni di distanza dalla prima visita, il paziente continua a godere di buona salute ed ha ripreso una vita lavo- rativa e familiare completamente soddisfacente.

Questo caso indica chiaramente la necessità di considerare la totalità dei sintomi dei pazienti e conferma, come insegna Hahnemann (par. 84-85-86-93), che le informazioni riferite dai parenti sono preziose per la scelta del rimedio corretto

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