I dolori di Spigelia

I dolori di Spigelia

Quattro casi clinici

Bruno Zucca

Medico Chirurgo – Omeopata   BRESCIA

omeohermes@gmail.com

www.centrostudilaruota.org

SUMMARY
This study analyzes four clinical cases of patients successfully treated with Spigelia anthelmia over an extended period. These cases confirmed the reliability of the original 1836 Materia Medica.  Additional patient data provided insights into the remedy’s psychodynamic profile, suggesting a possible underlying psoric nucleus. This helps differentiate Spigelia anthelmia from other remedies with similar symptoms.

KEYWORDS
Spigelia anthelmia, pain, neuralgia, panic attacks, constitutional remedy.

RIASSUNTO
In questo lavoro sono stati descritti e analizzati quattro casi clinici di pazienti efficacemente curati con Spigelia anthelmia, tutti con un lunghissimo follow-up. Messi a confronto con la Materia Medica classica, hanno confermato l’elevata qualità dei dati sperimentali risalenti al 1836. Alcuni dati aggiuntivi provenienti dal vissuto dei pazienti e dal loro racconto hanno reso possibile una conoscenza più approfondita delle dinamiche psichiche del Rimedio-Persona, fino alla individuazione di un possibile nucleo di sofferenza psorica, utile per differenziare questo rimedio da altri con sintomi simili.

PAROLE CHIAVE
Spigelia anthelmia, dolore, nevralgia, crisi di panico, rimedio costituzionale.

INTRODUZIONE

In questo articolo vengono descritte quattro donne, quattro casi clinici particolarmente significativi a cui è stato prescritto lo stesso rimedio, Spigelia anthelmia. Utilizzando le parole delle pazienti, spesso sorprendentemente simili, cerchiamo di conoscere meglio il rimedio confrontandolo con ciò che già sappiamo dalla Materia Medica classica e dalla sperimentazione.

MATERIALI E METODI

I casi clinici sono stati presi in carico mediante raccolta anamnestica da racconto libero dei pazienti, con approfondimenti successivi per la modalizzazione dei sintomi. Sono stati considerati sia i sintomi fisici che quelli mentali, presenti o pregressi; i sintomi essenziali sono stati repertorizzati utilizzando il programma informatico Complete Dynamics (versione 19.3) Radar 10 (versione 10.2) e RadarOpus (versione 2.1). La scelta terapeutica è stata effettuata sulla totalità dei sintomi del rimedio, utilizzato come costituzionale, confrontando in diagnosi differenziale i temi e i nuclei principali dei rimedi emersi dalla repertorizzazione grazie alla consultazione della Materia Medica. In tutti i casi il rimedio è stato prescritto a potenze crescenti dalla 30 CH alla 100.000 K nell’arco di numerosi anni.

CASO 1

Carla ha 55 anni, viene per una sintomatologia dolorosa diffusa: dolori al viso localizzati soprattutto alla fronte (nevralgia sopracciliare), alle tempie e agli zigomi, continui, sin dal risveglio, mono o bilaterali, accompagnati da nausea. Ha dolori alle braccia “profondi”, soprattutto alla spalla sinistra, irradiandosi al gomito e alla mano, e dolori in sede sternale. Tutti questi dolori si associano a una sensazione di freddo localizzato al territorio colpito. La paziente è ipertesa in trattamento farmacologico e, durante una crisi ipertensiva, ha avuto alcuni anni fa un ictus emorragico capsulo-lenticolare sinistro con emiplegia destra, durata alcune settimane e seguita da recupero funzionale completo; per circa un anno ha continuato ad accusare parestesie all’emivolto e impaccio motorio alla mano destra. Riferisce bronchiti e polmoniti ricorrenti durante l’infanzia, morbillo a 26 anni contratto durante l’allattamento, condilomi perianali, colon irritabile, cistiti frequenti, anemia sideropenica.

Estratto dal racconto di Carla:

Sono molto irritabile in famiglia; quando mi arrabbio mi manca l’aria e soffro da sempre di palpitazioni per collera o sforzi. Ho spesso improvvisi sbalzi di umore fino al pianto, senza apparente motivo.

Sono “una trottola”, non sono mai stanca e a volte sento di avere fretta anche se non ho niente di urgente da fare, ma sono spesso inconcludente, non porto a termine ciò che inizio, come se con la mia irrequietezza non focalizzassi le cose.

Ho sofferto di ansia nei primi anni di insegnamento per timore di non essere in grado di far imparare nulla agli alunni: con loro sono severa ma credo di essere in grado di capirli.

Quando la pressione si alza, mi sento poco concentrata e ho una sensazione di ottundimento e oppressione al petto, dimentico i nomi propri con facilità, così anche le date, ciò che sto per dire o per fare; soprattutto mi difendo dai miei pensieri profondi, dalle mie sensazioni ed emozioni.

Ho bisogno del mio ordine: se qualcuno mette le cose fuori posto mi metto a piangere. Dicono che soffro di patologia del controllo e manco di affidamento.

Detesto sentirmi dire ciò che devo fare; non riesco ad adattarmi facilmente alle situazioni che gli altri mi propongono e anche per questo nei rapporti amicali non vado fino in fondo. Non sopporto che la mia libertà decisionale venga soffocata da altri. Sono io che cambio le situazioni, non sopporto che le situazioni cambino me. Ultimamente mi sento molto chiusa ai rapporti interpersonali.

Temo serpenti, scorpioni e i ragni grossi e pelosi e solo vedendoli mi sembra di sentirli camminare sulla pelle. Ho paura dei ladri e della rovina economica. Ho paura che mi succeda una disgrazia e di non avere i mezzi economici per affrontarla adeguatamente.

Nei posti isolati mi sento triste e sull’orlo di un buco nero, ho bisogno di vedere gente, non necessariamente di relazionarmi. Non so affrontare da sola le situazioni nuove.

Credo nella vita oltre la morte. Mi sono dedicata per anni al volontariato.

Mi rimproverano di non riuscire a riconoscere i punti di forza delle situazioni in cui mi trovo per poi piangermi addosso dopo che non ho saputo agire correttamente. Apprezzo l’onestà intellettuale e non tollero la furbizia di certe persone, soprattutto la mancanza di senso civico. Il mio pregio è la correttezza.

Nell’infanzia ero una bambina obbediente e contemplativa; sono sempre stata testarda, perfezionista, organizzatrice e anche molto autonoma. Soffrivo di cefalea scolastica occipitale conseguente allo sforzo visivo. Non ho mai conosciuto mio padre, sono figlia di una ragazza madre. Nell’adolescenza mi commuovevo facilmente, ero conflittuale con mia madre e tendenzialmente triste. Ho sofferto di candidosi dopo le prime esperienze sessuali che mi hanno tuttavia reso forte ed euforica. Sono rimasta incinta e per questo mi sono sposata: mia madre ha vissuto tutto ciò come un atto di ribellione nei suoi confronti.

Sono stata sempre molto preoccupata di quello che mia madre poteva pensare relativamente alle mie scelte, scelte che ho fatto comunque senza comunicargliele.

Il sogno della mia vita è quello di consultare l’I-Ching (testo oracolare cinese) per chi ne ha bisogno.

Sogno di volare planando, che sono in un tunnel e vedo in fondo una luce, che nel cielo appare una luce sfolgorante, flash di luce negli occhi. Sogno che nel cielo c’è una stella da seguire e una da guardare. Sogno che una persona viene infilata prima in un cellophane e poi in un sarcofago di legno, infine calata in un tunnel; quella persona sono io, mi manca l’aria, mi libero dal cellophane per risalire. Ho sognato di mangiare due gatti neri con il pelo.

La paziente è lesionale grave, sicotica franca e ipercontrollante. Alcuni sintomi focalizzano l’essenza del caso: la topografia dei dolori, la loro caratteristica nevralgica, la freddezza delle parti colpite, l’attitudine ordinata, la smemoratezza, l’irrequietezza.

Dalla analisi repertoriale emergono Spigelia anthelmia al sesto posto e Arsenicum al terzo. La scelta cade su Spigelia che copre tutti i sintomi selezionati e viene prescritta partendo dalla 30 CH ogni 15 giorni; nei giorni successivi all’assunzione la Vis Vitalis viene attivata in maniera esonerativa con accentuazione dei dolori, successivamente assistiamo a una loro attenuazione e poi completa scomparsa.

Nei mesi successivi la paziente migliora anche dal punto di vista umorale con riduzione dell’irritabilità e dell’inquietudine. Sta assumendo Spigelia da ormai 20 anni con ottimi risultati, acquisendo una certa capacità di affidamento.

CASO 2

Lina ha 49 anni, soffre di ipertensione in trattamento farmacologico e di dolori nevralgici al cranio e al viso, con fitte all’occhio, vista appannata, lacrimazione irritante che brucia la pelle. È affetta anche da una rinite cronica vasomotoria con senso di soffocamento, colon irritabile, ernia iatale, sindrome depressiva menopausale. Nell’infanzia ha sofferto di bronchiti ricorrenti e anemia sideropenica.

Estratto dal racconto della Paziente:

Mi sento molto stressata e stanca: non posso soltanto soffrire nella vita, desidero pace e serenità.

Provo ansia quando devo decidere di fare qualcosa o quando devo affrontare un’altra persona. Dopo aver preso delle decisioni importanti mi ammalo sempre, ogni scelta per me è difficile, soprattutto se devo ribellarmi a persone che mi comandano. Prima di decidere di iniziare una terapia omeopatica ho riflettuto a lungo: ho sempre sperato di potercela fare da sola, mi vergognavo a chiedere aiuto.

Quando ho un problema che non riesco a risolvere, non dormo e mi aiuto con delle respirazioni o con la preghiera. Soffro di insonnia anche quando il naso è chiuso. Mi capita spesso di sentirmi soffocare.

Mi sono sempre sentita schiacciata e soffocata dagli altri.

Se sono nervosa, i bulbi oculari mi bruciano, si arrossano e fanno male.

Soffro di meteorismo: ho l’impressione che la pancia scoppi, a volte sento dei dolori come pugnalate. Molti miei dolori sono come un punteruolo, come nella zona dorsale; i dolori al cuore sono come un peso infuocato che si irradia alle vene delle braccia e delle gambe.

Ho sempre avuto paura degli aghi e delle iniezioni.

Nell’infanzia ero molto timida. Ricordo che alla scuola materna un giorno non riuscivo a fare un disegno perché non avevo capito cosa dovessi fare. Una volta compreso l’obiettivo, reagii con tranquillità e determinazione, portando a termine il compito. Tuttavia, rimasi a lungo arrabbiata con me stessa per non aver capito subito come farlo.

Avrei voluto avere un carattere più deciso e aggressivo. Quando nell’adolescenza entrai in conflitto con mio padre, che mi intimoriva costantemente con i suoi urli, cominciai a provare grande rabbia; sentivo dentro di me un mare di energia, di idee, di voglia di fare che puntualmente venivano smorzati in malo modo. Ancora adesso, prima di fare una cosa mi chiedo “posso osare? posso farlo?”. Molte volte reagisco positivamente e agisco, altre volte invece mi blocco.

Mi capita a volte di vedere dei flash di luce.

Sogno che devo sposarmi, ho gli occhi appannati, non vedo il vestito che indosso e ciò che devo fare. Sogno che salgo e scendo scale e a un certo punto precipito giù nel vuoto. Sogno che mio papà defunto siede in una bara di cristallo e sale la luce dalla bara. Sogno i miei genitori defunti ormai non più sofferenti. Sogno che devo arrivare in un punto e non riesco. Sogno che nuoto nell’acqua nera e potrei morire di paura osservando il nero che c’è sotto, che è quasi solido. Sogno formiche e insetti a nuvole. Sogno che sono in ginocchio e partorisco un bambino senza dolore”.

La paziente è lesionale grave, sicotica franca. Alcuni sintomi focalizzano l’essenza del caso: i dolori nevralgici al volto, all’occhio e alla testa, i dolori al cuore irradiati agli arti, l’ansia decisionale, il tema della sofferenza, il sentirsi soffocare.

Dall’analisi repertoriale emerge al primo posto Spigelia anthelmia. Anche in questo caso l’assunzione a partire dalla 30 CH ogni 15 giorni promuove una reazione aggravativa, con accentuazione della rabbia e dei dolori, con successivo netto miglioramento dei sintomi e del quadro generale e riduzione dell’ansia decisionale. Lina sta assumendo Spigelia da ormai 5 anni con ottimi risultati.

CASO 3

Claudia ha 50 anni, è sieropositiva HIV in trattamento farmacologico e affetta da epatite cronica di tipo C. Viene per un dolore alla spalla sinistra “come un chiodo puntato” dovuto a necrosi della testa omerale dopo un trattamento steroideo; soffre anche di dolori alle dita delle mani e dei piedi. Riferisce frequenti sinusiti con dolori al volto ed episodi di eruzione cutanea diffusa a tutto il corpo con caratteristiche miste pemfigoidi, lichenoidi e psoriasiformi, con sensazione di insetti che camminano sotto la pelle.

Estratto dal racconto della Paziente:

Ho poca memoria: non ricordo le cose che ho detto o che mi dicono.

Mi descrivono come una “iena ridens”: litigo spesso con le persone e quando vado in escandescenza è come se scendesse un velo nero sugli occhi e non ricordo più ciò che dico.

Ho frequenti sbalzi di umore: passo dalla risata alla tristezza più cupa con desiderio di suicidio. Ho progettato più volte di suicidarmi con un’overdose di eroina, di cui ho fatto uso in passato. A volte mi sento indifferente, nessuna cosa mi interessa.

Durante il ricovero per l’eruzione cutanea mi sono sentita isolata e scollata dalla vita con pianto e rabbia.

Sono sempre stata caparbia, ribelle e aggressiva sin da bambina, per una situazione disagiata in famiglia. Per proteggermi dalla sofferenza mi mettevo come in un sarcofago, probabilmente con l’eruzione cutanea il muro difensivo si è crepato. Fino all’età di trent’anni non mi commuovevo mai: avevo eretto un muro per non soffrire, ma negli ultimi anni sento di più le emozioni.

Ho spesso una sensazione di annebbiamento della vista.

Quando percepisco con chiarezza un concetto, lo scrivo. Ho sempre bisogno di vederci chiaro e di conoscere prima ciò a cui sto andando incontro, soprattutto quando inizio un trattamento terapeutico; sono molto ansiosa quando devo affrontare qualcosa che non conosco; l’eruzione cutanea mi inquietava perché la diagnosi era difficile e la malattia misteriosa, l’ignoto infatti mi fa sempre molta paura. Nel periodo in cui ho sviluppato l’HIV non ero però terrorizzata come gli altri compagni di sventura, forse a quel tempo, avendo marito e figli intorno me, ero più forte e anestetizzata.

Sono molto insicura e indecisa nelle scelte e mi blocco chiedendomi “cosa faccio? dove vado?” .  Vorrei avere le idee più chiare ed essere più tranquilla.

Sono ipersensibile e fastidiosa, ho paura delle iniezioni, sono scappata dai dentisti in più occasioni; temo le zecche, mi fanno ribrezzo le locuste.

Sogno di essere inseguita e picchiata, mio padre percuotendomi mi incastra la testa dietro al bidet. Sogno di volare nell’universo in mezzo a pianeti e colori. Ricordo un sogno premonitore in cui ho visto luoghi di natura e cortili molti anni prima di trovarmi in identiche situazioni durante un viaggio in India.

La paziente è lesionale grave, ipersicotica e ipercontrollante. Alcuni sintomi focalizzano l’essenza del caso: il dolore come un chiodo, la smemoratezza, l’irresolutezza e il desiderio reattivo di vederci chiaro e controllare, la rabbia e gli sbalzi d’umore, il desiderio di suicidarsi.

Spigelia anthelmia emerge al quarto posto e viene preferita in differenziale a Ignatia amara che si colloca al primo posto. Nel quadro generale della paziente il sintomo “paura della sofferenza” pesa di più del “dolore come un chiodo”. La prescrizione alla 30 CH ogni 15 giorni promuove una reazione omeopatica transitoria con scoppi d’ira, accentuazione del dolore alla spalla, crisi sinusitica ed eruzioni cutanee, ma si osserva un evidente miglioramento della necrosi ossea e buon controllo del dolore. La paziente sta assumendo Spigelia da ormai 15 anni con ottimi risultati, miglioramento del quadro mentale e stabilizzazione di quello immunologico e infettivo.

CASO 4

Silvia ha 45 anni e chiede aiuto per una sindrome ansioso-depressiva associata a crisi di panico con senso di soffocamento, tremore diffuso, dolori al braccio e al petto, cardiopalmo e sensazione di svenimento che compaiono in luoghi chiusi e affollati dove sente di non avere vie di fuga. Riferisce in passato allergia respiratoria, reumatismo articolare acuto, cistiti ricorrenti, cisti endometriosica con dismenorrea, sciatalgia.

Estratto dal racconto della Paziente:

Le crisi di panico sono iniziate apparentemente senza nessuna circostanza scatenante, in un momento della mia vita molto tranquillo: ho una bella famiglia che mi ama e un lavoro appagante. Credo di essere una persona solare, che va d’accordo con tutti, mi descrivono come simpatica, affidabile, competente ed educata, ma in alcune situazioni mi agito molto.

Sono ordinata e precisa, mi arrabbio molto anche per banalità, poi mi pento di aver urlato; sono abbastanza rigida e schematica, troppo abitudinaria, non tollero i contrattempi e pianifico tutto. Mi fa star bene sapere che tutte le cose stanno andando per il meglio. Sono molto insicura, sempre indecisa, chiedo sempre consiglio agli altri.

Ho molta paura delle malattie: per un minimo dolore faccio immediatamente degli accertamenti temendo il peggio. Ho paura della morte: non esserci più è inaccettabile.

Sono superstiziosa: temo che certi atti, alcuni colori dell’abbigliamento o determinati pensieri portino male.

Sono pessimista: penso come potrebbero volgersi al peggio le situazioni ordinarie che devo affrontare. Ho reagito al lutto dei miei genitori con un dispiacere equilibrato.

Ho avuto un’infanzia felice, ero coccolata e viziata dai miei familiari. Da bimba ero allegra ma anche paurosa: pensavo costantemente alla morte mia e dei miei familiari. A scuola avevo delle grosse difficoltà anche se mi applicavo molto nello studio. Oggi invece ho una memoria eccellente.

Sogno ricorrentemente incidenti stradali.

La paziente è lesionale grave, sicotica mascherata e ipercontrollante. Alcuni sintomi focalizzano l’essenza del caso: le crisi di panico con le caratteristiche modalità sintomatologiche tipiche della nevrosi cardiaca, le paure, l’irritabilità, l’attitudine ordinata.

Anche in questo caso Spigelia anthelmia viene preferita ad Arsenicum perché la paura della sofferenza è prevalente. La prescrizione alla 30 CH ogni 15 giorni promuove una transitoria reazione omeopatica con fragilità emotiva e successivo miglioramento delle crisi di panico. Silvia sta assumendo Spigelia da 10 anni con ottimi risultati e stabile miglioramento del quadro mentale.

SPIGELIA ANTHELMIA

Materia Medica Essenziale

I casi clinici riportati sono stati curati grazie alle informazioni ricavate dal proving effettuato nel 1835 da Hahnemann su 14 sperimentatori. La tossicologia di Spigelia ci dice che l’alcaloide principale della pianta, la spigantina, agisce sui canali del calcio nel muscolo striato, liscio e cardiaco, bloccandoli in apertura o chiusura a seconda della dose. L’avvelenamento è contraddistinto da dolori violenti che interessano i tronchi nervosi ricchi di fibrille simpatiche (per esempio il trigemino), gli organi ricchi di nervi simpatici come l’occhio; il cuore e il sistema arterioso con una fase iniziale di tachicardia, ipertensione, attacchi di soffocamento, violente palpitazioni, e una successiva dove il cuore si calma, il polso è debole, intermittente ma sempre accelerato. Anche i visceri sono coinvolti per interessamento della catena gangliare, del grande e piccolo nervo splancnico, dei plessi (solare, addominale, pelvico e sacrale).

SINTOMI FISICI

Nei testi classici, il biotipo viene descritto come un soggetto scuro, magro e asciutto, inquieto e spasmodico, ansioso e irritabile, oppure mesto e triste; non sopporta il dolore nevralgico che cronicamente lo affligge con fitte lancinanti. I dolori, che interessano gli organi ricchi di terminazioni simpatiche, sono violenti e nevralgici, stiranti, brucianti e lancinanti, irradianti, peggiorano con il freddo, seguono il ritmo solare, sono presenti anche in aree puntiformi. Vi è anche una ipersensibilità al contatto e le parti doloranti sono fredde. Abbiamo anche malesseri improvvisi (dolori, debolezza, soffocamento, palpitazioni). L’emicrania tipica è caratterizzata da rossore e lacrimazione, aggrava piegandosi in avanti e ad ogni passo. I dolori alla testa si irradiano agli occhi e viceversa con congestione oculare e a nuca e spalle. Abbiamo anche una nevralgia trigeminale sopraciliare. Tipica è l’angina pectoris con sensazione di “cuore stretto in una morsa”, “come se un coltello lo penetrasse” oppure di “petto troppo stretto al punto di impedire la respirazione”. Sono descritte tachicardia con attacchi di soffocamento e palpitazioni violente come nell’ipertiroidismo. Abbiamo inoltre dolori colici intensi, taglienti e crampiformi, diarrea con ansia e difficoltà respiratoria, dolori gastrici lancinanti e compressivi con eruttazioni acide e nausea.

SINTOMI MENTALI

La keynote mentale è classicamente descritta con alcuni tratti salienti: il soggetto psorico è ipersensibile e irritabile per tutto, insicuro nelle scelte, timido, permaloso e sospettoso, è abbandonico, ha paura del soffocamento, del contatto, della sofferenza, teme malattie e oggetti appuntiti, ha presentimenti ansiosi per il futuro, ha sbalzi d’umore, teme sfortuna, morte e disgrazie, riflette sul proprio destino, sogna fantasmi, cadaveri, rettili, fuoco, tempeste e fulmini. In habitus sicotico è meticoloso, coraggioso, ambizioso per gli affari, eccentrico, allegro, disobbediente, collerico. In habitus sifilitico è smemorato, triste e angosciato, violento, bestemmia, è terrorizzato e ipocondriaco, indifferente al piacere, desidera il suicidio.

Da questi sintomi possiamo ricavare tre possibili keynote a titolo di esempio:

Il bambino insicuro e ossessivo: soffre di cefalea dello studente e di disturbi sinusitici molto dolorosi. È disciplinato e pignolo. È molto timido e ha paura ad affrontare da solo situazioni nuove; teme le iniezioni e il dentista. La carriera scolastica è per lui molto faticosa, anche per la sua ossessività; teme costantemente l’insuccesso; è incerto nelle decisioni poiché ritiene di non essere sufficientemente perspicace nel capire le cose.

La donna inquieta e depressa: soffre di dolori cervicali violenti che si irradiano lungo i nervi degli arti superiori; seria, onesta e responsabile, molto precisa e ordinata. È nervosa e agitata, difficilmente riesce a controllarsi, facilmente si arrabbia e ha raptus distruttivi. Può soffrire emotivamente per la rottura di un legame affettivo e per questo è intensamente depressa, scoraggiata, pessimista e ha pensieri suicidi; non riesce mai a divertirsi in compagnia; per questo stress accumulato spesso ha disturbi cardiaci di tipo anginoso. È agitata e ansiosa per il futuro: teme disgrazie e malattie. Ha memoria debole, non riesce a pensare, a concentrarsi.

L’uomo ambizioso e godereccio: ha un carattere euforico e si entusiasma per ogni cosa; è impaziente, si arrabbia molto per i contrattempi, inveisce e bestemmia. La sua accuratezza nel fare le cose è proverbiale, è industrioso e iperattivo, ha molto coraggio e intraprendenza negli affari, ha una intelligenza acuta che gli consente di condurre sempre a buon fine numerosi progetti. Nel tempo libero ama divertirsi, ricerca il piacere in tutte le sue forme per sconfiggere la monotonia della sua vita familiare.

DISCUSSIONE

La diagnosi di Spigelia in tutti e quattro i casi è stata possibile grazie alla repertorizzazione che ha evidenziato il rimedio nelle prime posizioni; anche il successivo studio della Materia Medica è stato fondamentale per la conferma della corrispondenza fra i sintomi fisici più caratteristici dei pazienti e del rimedio. C’è un tratto repertoriale distintivo e trasversale rappresentato da ansia per il futuro, smemoratezza, meticolosità, paura di soffrire e soffocare. Questi sintomi, insieme a molti altri analoghi, costituiscono l’ossatura di altrettante tematiche omeopatiche. Le pazienti sono accomunate da un’ipersensibilità fisica ed emotiva che le espone a una grande sofferenza esistenziale: temono scelte azzardate dettate dall’impulsività e dall’emotività del momento, ovvero dagli impulsi del cuore (paura di perdere l’autocontrollo), e preferiscono vederci chiaro, cioè essere lungimiranti, attente, lucide, serie e meticolose.

Temono di sbagliare la scelta e subire una punizione dal destino (paura della sfortuna, sogno in cui un fulmine colpisce la spalla sinistra); per difendersi da questa condizione, strutturano una difesa ipercontrollante sull’ambiente e sul proprio sentire; si sentono soffocare se non possono decidere in prima persona (tema del soffocamento).

“Occhio e cuore” sono i due organotropismi più caratteristici del rimedio, molti sono i sintomi dove i due apparati vengono contemporaneamente coinvolti: disperazione con dolore agli occhi; perdita della vista nei disturbi cardiaci; dolore nella regione del cuore con disturbi agli occhi. Questo ci fa intuire che Spigelia in sifilis desideri anestetizzarsi dal dolore (se occhio non vede, cuore non duole) e che in sicosi invece desideri vederci chiaro per non infrangersi contro un imprevisto doloroso.

Spigelia teme il malessere o la disgrazia ed è sensibile al tocco e alle ferite da punta. Ha anche un’intensa propensione verso il piacere: euforica, piena di desideri; alcune pazienti sono confondibili con un’altra loganiacea come Ignatia per lo spiccato senso del dovere permanentemente in conflitto col desiderio di piacere: “non si può soltanto soffrire nella vita”, “meglio erigere un muro contro le emozioni per non soffrire”, “sogno che partorisco un bambino senza dolore”.

La famiglia omeopatica delle loganiacee è anche accomunata dal tema della scelta e della determinazione all’azione, tema che ricorre in tutti e quattro i casi in molte affermazioni significative.

Con queste conoscenze aggiuntive ricavate dai pazienti possiamo giustificare a posteriori la diagnosi differenziale effettuata con criteri minimi repertoriali e di keynote generale.

Spigelia e Arsenicum sono accomunati da pignoleria e ansia ipocondriaca; Spigelia e Ignatia da irresolutezza, irritabilità isterica, instabilità emotiva; né Arsenicum, né Ignatia però si ammalano a causa di una angoscia decisionale relativa al futuro, dove dolore e disgrazia incombono. Ignatia amara è il rimedio del conflitto tra piacere immediato e progettualità di vita. Arsenicum album è il rimedio del conflitto tra tornaconto egoico e senso civico. Spigelia è il rimedio di chi non si fida e non si affida, non crede che il destino sia anche benevolo e previdente, pretende di essere sempre capace di intuirlo e prevederlo, e se possibile di deciderlo. Il paziente Spigelia è chiamato a integrare il cuore con l’intelletto, l’esercizio delle proprie facoltà umane con l’affidamento al destino, accettando con coraggio la sfida della vita, ovvero della sofferenza e del piacere.

CONCLUSIONI

Questi casi costituiscono una fonte preziosa di informazioni, una vera e propria Materia Medica viva di Spigelia, che arricchisce la conoscenza clinica e psicoemotiva del rimedio, aiutandoci a riconoscerlo nei pazienti che curiamo. Grazie alle casistiche cliniche con un follow-up molto lungo è possibile approfondire la conoscenza dei rimedi in modo da agevolarne la prescrizione: lo studio del loro nucleo di sofferenza psorica può infatti aiutarci a differenziarlo da altri rimedi nel corso delle analisi repertoriali.

In questi mesi inizia una terapia farmacologica con mesalazina per os (2.400 mg/die) e per via rettale con clismi da 2 mg due volte alla settimana, ottenendo discreti risultati.

Quando lo incontro per la prima volta, nel 2018, Marco ha già assunto per due anni rimedi omeopatici prescritti da un collega unicista: riferisce di aver utilizzato in due periodi diversi Staphisagria e Lycopodium ad alta potenza con benefici fisici immediati, ma solo temporanei, accompagnati da una sensazione generale di forza e sicurezza che ne ha giustificato l’impiego ripetuto e prolungato, la malattia ha continuato però ad essere in progressivo peggioramento.

Il paziente è consapevole che nei momenti di serenità i sintomi migliorano, anche se per brevissimi periodi: si rivolge quindi nuovamente all’omeopatia per cercare di curare la sua problematica psicosomatica, risolvere la malattia alla radice ed ovviare agli effetti negativi dei farmaci.

Il colloquio anamnestico (sintesi):

  • Fin da piccolissimo ho sofferto di allergia ai pollini con rinite ed asma. Nell’adolescenza ho fatto terapie di desensibilizzazione per l’allergia senza risultati. Ora non ho più asma, solo ogni tanto al risveglio un po’ di congiuntivite e rinite con starnuti.
  • Sono sensibile al freddo, soprattutto a piedi, orecchie, gola e pancia; vento e correnti d’aria mi causano torcicollo; il vento mi fa sentire meno stabile, meno centrato, più vulnerabile; l’aria condizionata mi dà una sensazione di malessere e di diminuzione della forza.
  • Bevo molta acqua: è come se dovessi tenere a bada un fuoco interiore che mi prosciuga e secca, ma le bevande fredde mi danno fastidio alla pancia e mi indeboliscono.
  • Quando sto bene vado in bagno una volta al giorno, solitamente al mattino; quando le ulcere intestinali sono attive ho fitte e mi scarico 3-4 volte al giorno con muco e talvolta sangue. Dopo essere andato di corpo sento bruciore al retto ed all’ano ed ho la sensazione di evacuazione incompleta. La malattia è peggiorata quando ho iniziato un lavoro stressante a causa delle situazioni di tensione con gli altri.
  • Mi vergogno di avere la colite ulcerosa, ne parlo il meno possibile e solo con persone di cui mi fido. Ho paura che qualcuno mi giudichi debole, malato, e che per questo mi prenda in giro.
  • I sintomi migliorano quando mi sento accettato dagli altri ed in pace con me stesso, oppure quando ho un rapporto amoroso con una donna; migliorano anche dopo un confronto acceso in cui riesco ad esprimere il mio punto di vista sfogando la rabbia: esercito infatti un rigido controllo sulle mie emozioni.
  • Intorno ai 20 anni ho sofferto per circa 4 anni di paranoie e manie di persecuzione: mi sentivo spiato e mal giudicato dalla gente, temevo di essere considerato pazzo o scemo e come reazione mi atteggiavo da eroe che sfidava un mondo avverso. Sono capitati periodi bui in cui vedevo tutto nero, mi sentivo senza speranze, senza una strada da percorrere ed ho ideato il suicidio. Ho fatto uso di alcolici, soprattutto nel fine settimana, per sentirmi disinibito e più sicuro, ma questo si è tradotto anche in scenate pubbliche assai violente, di cui poi mi sono molto vergognato. Ho seguito un percorso di psicoterapia e una cura con aloperidolo, ora non ho più quei pensieri ma non mi sento ancora sereno sul giudizio degli altri.
  • Vorrei avere maggiore autostima e sicurezza nelle mie capacità, senza preoccuparmi del giudizio altrui, vorrei esprimere maggiormente ciò che penso o sento senza temere di essere considerato pazzo, vigliacco e debole. Tal volta sento un impulso a dire o fare cose ma poi non ho il coraggio di farle.
  • Da piccolo e da ragazzino mi capitava di scalciare nel sonno urlando parolacce. Ora mi capita di parlare nel sonno. Se sono nervoso non dormo bene e penso a ciò che mi ha fatto arrabbiare, ad eventuali errori che posso aver compiuto: la mia paura principale è quella di non riuscire a vivere la vita perché vengo escluso dalla gente a causa dei miei errori, ho anche paura di essere preso per pazzo.
  • Non tollero le persone prepotenti o maleducate che giudicano dall’alto verso il basso: provo a mettere i paletti ma se non cambiano atteggiamento mi arrabbio fino a scoppi di violenza.
  • Da piccolo ero molto vivace; da ragazzino quando mi sentivo preso in giro avevo crisi di rabbia; nell’adolescenza mi sentivo sbagliato, non mi sentivo accettato e cercavo di compiacere gli amici partecipando al gruppo dei ribelli. Crescendo sono diventato una persona tranquilla, riservata, introspettiva e solitaria, leale e sincera. Riesco ad aprirmi veramente solo con le persone di cui mi fido.
  • Sono permaloso e quando non ribatto stizzito alle provocazioni mi arrabbio con me stesso.
  • Vorrei non avere la testa tra le nuvole, essere coraggioso e non essere considerato stupido. Mi fa star bene sentirmi parte di un gruppo, ammiro chi aiuta gli altri e li rispetta perché ritengo che siamo tutti in connessione, parti di un disegno cosmico.
  • Amo immergermi nella natura perché mi dà un senso di appartenenza, amo le aquile per il senso di libertà che trasmettono.
  • Mi piace molto il mondo della meditazione e della crescita interiore; a 34 anni ho incontrato la mia guida spirituale. Non mangio carne per scelta spirituale. Ho avuto anche episodi di viaggi astrali in cui vedevo il mio corpo dall’alto mentre mi muovevo nell’aria.
  • Ho in progetto di cambiare casa, di allontanarmi da dove abito adesso perché risiedo troppo vicino ai miei genitori; desidero sentirmi più indipendente e prendermi un po’ di spazio. Il clima famigliare dell’infanzia non ha giovato alla mia salute: mio padre e mia madre bisticciavano pesantemente con insulti; era difficile esprimere ciò che pensavo e provavo perché qualsiasi cosa detta poteva essere il pretesto per una discussione; mio padre aveva difficoltà ad esprimere l’affetto nei miei confronti; mia madre era soffocante e cercava in me il sostituto del marito.
  • Da bambino spesso sognavo di bisticciare con amici, famigliari o genitori. Mi capitava anche di sognare di volare o cadere. Sogno spesso anche adesso i miei genitori in situazioni problematiche; in particolare sogno che mia madre invade il mio spazio entrando nella mia stanza e litigo insultandola. Sogno spesso animali: leoni, volpi, gatti, cinghiali. Alcune volte sogno bombe o esplosioni.
  • Ricordo un sogno recente in cui un amico mi mostra due piume, molto belle, e guardandomi intorno vedo per terra altre piume; mentre le raccolgo scorgo un falco mutilato, privo di un’ala; mi addolora pensare che sia morto, ma il falco in realtà si muove, è ancora vivo. Penso che sia senza speranza e di non doverlo toccare, il mio amico lo tocca ed il falco si rivitalizza, si avvicina, lo accarezzo sulla testa. Non so cosa fare per aiutarlo, ma mentre lo accarezzo si trasforma in un cane che mi lecca in un clima di forte empatia; cerco invano di rintracciarne il proprietario, quindi lo porto a casa e fa amicizia con gli altri miei due cani; l’atmosfera è piacevole, c’è affetto e gioco”.

 

Materiali e metodi

 

Il caso clinico è stato preso in carico mediante raccolta anamnestica da racconto libero del paziente, con approfondimenti successivi per la modalizzazione dei sintomi. Sono stati considerati sia i sintomi fisici che quelli mentali, presenti o pregressi; i sintomi essenziali sono stati repertorizzati utilizzando il programma informatico Complete Dynamics (versione 19.3) Radar 10 (versione 10.2) e Radar Opus (versione 2.1). La scelta terapeutica è stata effettuata confrontando in diagnosi differenziale i temi e i nuclei dei rimedi emersi dalla repertorizzazione grazie alla consultazione della Materia Medica.

Analisi del caso

 

Analisi dei sintomi

Nel caso illustrato spiccano alcuni sintomi fisici caratteristici, in particolare la diarrea muco-sanguinolenta influenzata dallo stato emotivo a cui occorrerà dare ampio rilievo nella indagine repertoriale. Riflettendo sul suo vissuto, la somatizzazione intestinale è probabilmente correlata al conflitto tra una istintualità libera e selvaggia ed il timore di un severo giudizio morale superegoico. Dal racconto infatti emergono anche sintomi e temi mentali significativi:

  • rabbia violenta: conflitti, insulti, scenate, sogni di bombe ed esplosioni;
  • libertà: madre soffocante, invasione del proprio spazio, indipendenza, natura come spazio di appartenenza, amore per gli animali liberi;
  • giudizio, errore ed espressione di sé: paura di essere giudicato debole, malato, di essere preso in giro, di essere escluso dalla gente a causa dei propri errori, di essere considerato pazzo o scemo, vigliacco o debole; difficoltà ad esprimersi per paura del giudizio, impulso a dire o fare cose senza avere il coraggio di farle;
  • animali selvatici: ricorrenti nei sogni e nell’immaginazione;
  • ricerca spirituale: guida spirituale, scelte spirituali, viaggi astrali.

 

Inquadramento del paziente, repertorizzazione e diagnosi

Il paziente è un “lesionale grave”, considerando la malattia psichiatrica che ha preceduto la comparsa della colite ulcerosa e le manifestazioni organiche che coinvolgono sì un viscere non vitale, ma in modo severo e pericoloso per la sopravvivenza.

L’habitus comportamentale è sicotico e ipercontrollante, con una componente sifilitica, caratterizzata da atteggiamenti distruttivi (la rabbia responsabile della malattia). Possiamo quindi formulare una osservazione prognostica: dopo la prescrizione del rimedio corretto, il terreno energetico del paziente transiterà attraverso una crisi di guarigione protratta di tipo esonerativo, in accordo con la Legge di Guarigione di Hering. Se rispettata, questa previsione ci permetterà, insieme ad altri parametri, di valutare la correttezza della prescrizione.

Dalla repertorizzazione emergono nelle prime posizioni Staphisagria e Lycopodium, i rimedi già assunti dal paziente: anche se rappresentano repertorialmente in maniera significativa la reattività psico-fisica addominale di Marco, al momento della visita sappiamo già che non sono stati in grado né di sciogliere i suoi nodi esistenziali, né di portare un beneficio fisico duraturo. Dovremo quindi individuare un rimedio che sia in grado di lavorare più in profondità. Consultando la Materia Medica per valutare i rimedi suggeriti dal repertorio ed approfondirne la conoscenza, mi soffermo su Falco peregrinus, che corrisponde alle tematiche di libertà, persecuzione e colpa riferite dal paziente, caratteristiche della famiglia omeopatica degli uccelli ed in particolare dei falchi.

La famiglia omeopatica degli uccelli e i Falchi

Secondo Shore1 e secondo una analisi sistematica delle estrazioni repertoriali dei rimedi da volatili, la famiglia omeopatica degli uccelli, dal punto di vista mentale, è caratterizzata dalla ricerca della libertà da tutto ciò che lega alla vita sulla terra, libertà dai problemi quotidiani e dalle relazioni, dagli impegni, dai pericoli, dai vincoli famigliari, dalle pulsioni istintuali (cibo, sesso). Per questi rimedi comunicazione e relazione con gli altri sono un peso: cibo, prole e sessualità li aiutano ad incarnarsi e costituiscono delle sfide esistenziali, con conseguente conflitto e somatizzazione. Spesso presentano tratti maniacali e difficoltà cognitive. Sono tormentati da scrupoli di coscienza eccessivi e da pregiudizi.

Nei volatili rapaci, in particolare, è presente un bisogno di autoaffermazione e di dominio sulla realtà, un desiderio di perfezione e saggezza, l’insofferenza alle critiche con conseguente rabbia, l’aspirazione a trascendere la condizione terrena, empatia con la natura e ipersensibilità sensoriale, sentimenti di umiliazione, vergogna, esclusione e abuso, sogni o sensazioni di volo, sensazioni di essere al di fuori del proprio corpo.

I sintomi fisici dei volatili comprendono:

  • cefalea con sensazione di pienezza o pressione, oppure di cranio aperto;
  • problematiche neurologiche di vario tipo;
  • pressione e dolore acuto a zigomi e mandibole, denti deboli o dolenti: secchezza oculare, mancanza di messa a fuoco, scomparsa della visione periferica o centrale;
  • perdita di equilibrio per i movimenti rotatori;
  • infiammazioni faringee con adenopatie;
  • disturbi dell’appetito, vomito facile, sete estrema;
  • riniti allergiche, secchezza delle mucose;
  • dolori lancinanti al petto, costrizione e oppressione toraciche, desiderio di respirare profondamente, dolori nevralgici lancinanti, trafittivi, oppure formicolii, spilli e tremori, dolori crampiformi a ondate, dolori del collo con rigidità e irradiazione a braccia, spalle e dorso; pesantezza, intorpidimento e prurito alle estremità.

Più specificamente, nella Materia Medica e nelle estrazioni repertoriali si descrivono i soggetti Falco come pazienti che rifiutano la sottomissione ad un’altra persona ed esprimono il desiderio di libertà con ribellione alle restrizioni; desiderano essere riconosciuti ed accettati e non sottoposti al giudizio altrui; dipendere dall’approvazione altrui li fa sentire limitati, impediti e ostacolati, e reagiscono con rabbia distruttiva. Parole chiave mentali polari di Falco Peregrinus e Cherrug sono apprensione/spensieratezza, chiarezza/confusione, sfiducia/affidamento, ma anche abbandono, umiliazione, vulnerabilità, rabbia, colpa.

Anche Haliaeetus leucocephalus, l’aquila calva americana, che emerge più avanti dalla repertorizzazione, è caratterizzata da tematiche di libertà ma le sue caratteristiche salienti (imparzialità, distacco emotivo, autarchia, osservazione senza pregiudizi emotivi, empatia senza emotività) sembrano non corrispondere alla tipologia del paziente.

Terapia – Follow up – Risultati

La patologia fisica intestinale è debolmente rappresentata nella materia medica di Falco peregrinus. Teniamo però presenti due aspetti: nei rimedi con sperimentazione limitata e con un ridotto numero di rubriche nel repertorio, alcuni capitoli sintomatologici sono spesso per forza di cose incompleti; d’altra parte, prescrivendo in base alla manifestazione intestinale, come già accaduto in precedenza, non è stato raggiunto l’obiettivo terapeutico, siamo quindi autorizzati a considerare in primis l’alto valore gerarchico dei sintomi mentali.

Alla luce di queste riflessioni, anche il sogno del falco ferito, inserito nel quadro di insieme, è assai suggestivo e potrebbe descrivere simbolicamente la ferita profonda di Marco; questo non significa che l’animale sognato abbia guidato di per sé la prescrizione: molti dei miei pazienti sognano falchi o altri animali, pur venendo curati con rimedi diversi!

La prescrizione di Falco peregrinus 30 CH ogni 15 giorni per due mesi promuove una transitoria reazione aggravativa psicofisica, seguita solo da un parziale beneficio; viene perciò sostituito con Falco cherrug 30CH.

Anche se questo rimedio è presente nel repertorio con pochissimi sintomi, molti dei quali sovrapponibili a Falco peregrinus, la sua Materia Medica è significativamente corrispondente al caso: desiderio di libertà, abusi e ferite profonde dell’infanzia, ricerca di accettazione, abbandono, dolore e rabbia, vergogna per la propria bisognosità; soprattutto quest’ultimo sintomo è tra quelli più peculiari e caratteristici del paziente, che alla visita successiva racconta:

  • Subito dopo la prima assunzione mi sono sentito molto rilassato; la mattina successiva ero molto lucido, riuscivo a vedere le situazioni dall’alto con chiarezza e tranquillità. Nei giorni seguenti è aumentata l’attività onirica: sogno cuccioli di lupo da proteggere, cervi attaccati da lupi. Sogno che nel cortile di casa ci sono piume di aquila per terra, segno di un duello col cane dei miei genitori.
  • Mi rendo conto che quando qualcuno fa delle affermazioni nei miei confronti che mi danno fastidio e incasso senza ribattere, mi innervosisco parecchio; mi arrabbio soprattutto con me stesso per non aver avuto la prontezza, la capacità, il coraggio di esprimere il mio dissenso; riesco a rispondere a tono solo se la situazione si prolunga e monta la rabbia.

 

Nelle settimane successive compare la prima reazione aggravativa intestinale associata a congiuntivite; il paziente prova tuttavia una sensazione di serenità, di “centratura”, le situazioni esterne lo influenzano meno, si sente più disinvolto nell’esprimere ciò che sente e pensa. Si manifestano rinite ed asma allergici che non aveva da anni, in forma non grave e transitoria.

Parallelamente al miglioramento del quadro intestinale e alla sensazione di maggiore serenità, Marco racconta anche tutta una serie di sogni che sembrano indicare un miglioramento:

  • sogna di “volteggiare senza gravità tra i pianeti; è una esperienza molto bella”, ma poi scende con i piedi per terra, si radica, e fa attenzione a non calpestare delle piccole tartarughe; un altro sogno di incarnazione e radicamento è quello in cui “un’icona della Madonna diventa un essere umano in carne e ossa”, o quello in cui con il padre fa dei lavori per ampliare l’orto;
  • gli animali che sogna divengono meno ostili (cavalli e zebre che giocano in acqua) e quando sono selvaggi assumono caratteristiche meno aggressive (api e vespe, oppure orsi adulti che non lo attaccano, o che comunque sono affrontabili); racconta per esempio: “ho sognato un cucciolo di cane ferito, lo prendo in braccio per coccolarlo, ma arrivano dei lupi che vogliono attaccare il cucciolo: urlo per scacciarli, sono determinato a difendere il mio cucciolo”;
  • emergono tematiche di accudimento e di tenerezza: “sogno due bambini albanesi per i quali provo affetto e vorrei fare loro da padre”;
  • continuano nei sogni le tematiche di libertà e prigionia, ma emerge come una novità positiva il tentativo di liberarsi dalle costrizioni: “insieme ai miei genitori e ad altre persone siamo prigionieri dei nazisti che ci umiliano e minacciano con le armi, ci privano delle coperte e dei generi di prima necessità: dovremmo ribellarci, anche se potremmo essere uccisi nella rivolta ne vale la pena”; “sono con amici, entra nella stanza mia madre, chiedo se può lasciarci soli, ma lei insiste per entrare; mi arrabbio e la spingo fuori, lei piange e dice di sentirsi sola; affermo che non è vero perché ha un marito”.

In un messaggio e-mail mi scrive del suo stato d’animo e delle sue riflessioni:

  • sono fiducioso, ho la forza per superare questo momento difficile: curo con amore la ferita che è in me senza arrabbiarmi, mi assumo questa responsabilità; mi sento meno vulnerabile e più centrato, meno sensibile ai giudizi delle altre persone;
  • ho capito che parte della mia frustrazione è dovuta al non sentirmi amato, mi dico che devo iniziare ad amarmi”;
  • mi diventa sempre più chiara l’importanza di esprimere le mie emozioni e i miei pensieri dandogli spazio, condividendo con gli amici il mio sentire interiore, esprimendo liberamente ciò che sono, abbandonando vecchi schemi; infatti esprimo con più fluidità ciò che penso e provo, ho meno freni inibitori mentali; sto prendendo coraggio nel raccontare il mio mondo interiore e ciò che sento e sono, scoprendo in questo una bellezza
  • sento che l’intestino sfoga con le scariche ciò che non riesco ad esprimere con parole e azioni.
  • in questo periodo mi capita ancora di innervosirmi molto, ma ora lo leggo in maniera positiva, sto lasciando emergere e fluire la rabbia.

 

Dopo il passaggio alla 200CH, compare per tre giorni febbre a 38° con un po’ di tosse secca notturna: da circa 20 anni non aveva uno stato febbrile così forte. Sente con maggiore intensità le emozioni e ogni tanto ha un po’ di difficoltà a gestirle.

Anche la colite ulcerosa si riaggrava nuovamente, sempre in modo transitorio, ma mettendo alla prova la fiducia del paziente nel percorso di cura. Nello stesso tempo, Marco si rende sempre di più conto che sta evolvendo sul piano della consapevolezza di sé e questo lo fa sentire positivo ed ottimista.

Anche in questo caso, il miglioramento fisico si muove in parallelo con l’evoluzione delle tematiche dei sogni: si fanno più frequenti le esperienze spirituali e di comunione con la natura (cieli stellati e costellazioni, cascate che nascondono grotte con cristalli lucenti, devozione alla Madre Terra).

Marco racconta infine anche due sogni di pacificazione:

  • sogno che vado a trovare i miei genitori, ci sono due gattini che accarezzo: uno è un po’ malaticcio e mi fa tenerezza, poi guardandomi intorno noto che nell’alloggio ci sono gatti di tutte le dimensioni;
  • sogno che sono in montagna con mio padre; vicino alla cima c’è un piccolo tratto di parete da scalare; sono bloccato e non riesco né a salire né a scendere; chiedo aiuto a mio padre che mi dà una mano permettendomi di arrivare in cima. Sono grato e gli voglio bene”.

La terapia iniziata nel 2018 con Falco cherrug è proseguita negli anni successivi ed è tuttora in corso; sono state utilizzate in progressione anche le potenze 1000K, 10.000K, 50.000K, 100.000K; ogni potenza è stata impiegata per alcuni mesi ed assunta con cadenza quindicinale. Dopo la crisi di guarigione innescata dalla 200CH la malattia del paziente si è evoluta positivamente ed ha consentito il raggiungimento di un equilibrio psico-fisico sostanziale, che ha permesso di diradare progressivamente l’utilizzo della mesalazina fino alla sua sospensione dall’inizio del 2022 ad oggi, al momento senza ulteriori ricadute. Purtroppo il paziente, piuttosto traumatizzato dalle esperienze ospedaliere, si rifiuta per il momento di eseguire ulteriori colonscopie, che potrebbero documentare e confermare anche un miglioramento del quadro infiammatorio: sta bene, non ha mai trascorso un periodo così lungo di benessere e remissione dei sintomi, e non è facile che si convinca a farla.

Discussione

Il caso illustrato si presta ad alcune considerazioni metodologiche, con punti di forza e criticità.

La scelta del rimedio, dal punto di vista metodologico, non si può mai basare esclusivamente sull’analisi repertoriale ma anche sulla consultazione della Materia Medica; in questo modo la diagnosi differenziale è più attendibile perché prende in considerazione il paziente nella sua interezza e complessità.

Anche in questo caso, una diagnosi fondata sulla sola analisi repertoriale non avrebbe consentito la miglior prescrizione per il paziente: avremmo scelto uno dei policresti presenti nelle prime posizioni ritenendo che potesse coprire l’intero quadro clinico.

Le prescrizioni precedenti, infatti, privilegiavano alcune rubriche che indirizzavano verso Lycopodium e Staphisagria: solo il follow-up ha smentito un’ipotesi, che sembrava inizialmente corretta.

La prescrizione di un “piccolo rimedio”, cioè di un rimedio poco sperimentato e poco prescritto, soprattutto se non è ancora noto al terapeuta, dovrebbe essere effettuata dopo che sono stati impiegati rimedi più noti e sperimentati, con una casistica clinica solida e una materia medica ampia. Se però il paziente non ha beneficio da queste prime prescrizioni, ampliare le nostre vedute e rivolgerci a rimedi poco noti può essere la strada giusta, come è stato nel caso di Marco.

Il testo di Shore non è una Materia Medica classica, comprende dati ed analisi relativi a nuovi rimedi ricavati da provings molto recenti. L’applicazione di queste conoscenze omeopatiche ha consentito un ottimo risultato terapeutico a testimonianza del fatto che l’ampliamento della Materia Medica sollecitato già dallo stesso Hahnemann può essere di grande utilità alla nostra pratica medica.

Alla prescrizione del rimedio che ha portato un maggiore beneficio si è arrivati poi, per così dire, per approssimazioni successive e grazie anche alla classificazione per famiglie dei rimedi omeopatici: il rimedio Falco peregrinus, emerso dalla repertorizzazione, per quanto scarsamente rappresentato nel repertorio, ha suggerito, grazie alla corrispondenza sintomatologica, la prescrizione di un rimedio minore, suo satellite, che si è dimostrato nel tempo più corrispondente alla totalità del paziente e quindi più utile al suo benessere.

Senza questo ragionamento non avremmo potuto effettuare una prescrizione difficoltosa e praticamente impossibile avvalendoci della sola consultazione repertoriale; il repertorio è stato tuttavia fondamentale nel suggerirci la direzione su cui indagare.

Le osservazioni prognostiche relative alla gravità lesionale del quadro ci hanno permesso di prevedere e valorizzare l’inevitabile aggravamento fisico esonerativo, che avrebbe altrimenti potuto essere scambiato per fallimento terapeutico, e ci ha consentito anche di sostenere il paziente in un frangente delicato del percorso di cura, offrendogli una lettura positiva della situazione che stava attraversando. Questo è un passaggio metodologico delicato perché è fondamentale non sottovalutare un sintomo peggiorativo, monitorando clinicamente il paziente con attenzione, dedicando tempo all’ascolto per inquadrare nell’ottica corretta ciò che sta accadendo, che deve essere commisurato al quadro patologico di partenza.

A guidarci in quel momento è stato anche il contemporaneo beneficio mentale che Marco stava ricevendo, assai suggestivo di una medicazione profonda del terreno: maggior centratura, maggior distacco emotivo, più disinvoltura nell’esprimersi, consapevolezza del perché inconscio dei sintomi fisici. Si è trattato di un effetto psichico più equilibrato della fugace sensazione sicotica di “forza e sicurezza” ottenuta coi due rimedi similari precedenti, che hanno agito solo sulla reattività psicofisica situazionale, stimolando in maniera parziale la Legge di Hering, senza attivarla in profondità.

 

Nel percorso di cura omeopatico spesso i sogni rivestono un grande valore diagnostico, soprattutto se non ci si limita alla loro pedissequa repertorizzazione ma ci si sforza di cogliere il loro significato (senza per questo effettuare un lavoro di interpretazione di competenza psicoanalitica). Il loro valore è ancora più grande durante il follow-up, quando i sogni ci indicano la direzione dell’evoluzione psico-emotiva del soggetto.

Nel caso di Marco, nei suoi sogni ricorrenti, così come nella realtà diurna, egli passa dalla paura e dal conflitto ad una condizione di coabitazione più serena con gli istinti (animali selvatici); lo stesso rapporto problematico con i genitori giunge ad una positiva conciliazione nei sogni come nella realtà. La “discesa al suolo” del paziente descritta nei sogni finali è significativa del suo ritorno alla realtà dei sentimenti e dei rapporti umani.

 Infine, per il bene del paziente, una terapia farmacologica efficace, soprattutto in caso di malattie severe, deve essere ridotta progressivamente in base ai risultati conseguiti col rimedio, non sospesa a prescindere da essi. In casi gravi come questo, infatti, l’interferenza farmacologica soppressiva è il male minore, perché consente al paziente di stare sufficientemente bene per poter proseguire nel suo percorso omeopatico: sarà il suo stesso corpo a segnalare che la necessità di ricorrere a queste terapie sta venendo meno.

Conclusioni

I dati anamnestici e di follow-up di un caso clinico in cui il rimedio si è rivelato il rimedio costituzionale del paziente possono essere utilizzati per ampliare la Materia Medica, soprattutto se il rimedio prescritto è poco sperimentato. È importante fare un distinguo: un caso clinico esemplificativo di un rimedio, piccolo o grande che sia, non è la mera prescrizione del rimedio stesso: la prescrizione di un rimedio che migliora il paziente è il primo passo, ma per considerarlo un caso clinico vero e proprio rappresentativo del rimedio in questione deve essere dimostrata la sua efficacia, secondo i criteri sopra esposti, per un periodo di tempo congruo (anni).

Un follow-up di diversi anni (che conferma la validità della prescrizione), ci offre delle informazioni aggiuntive che dovrebbero ricevere la stessa considerazione di quelle emerse dai proving. L’integrazione può essere considerata metodologicamente valida solo se il racconto del paziente viene trascritto con precisione, come accade nelle migliori sperimentazioni patogenetiche, con tutte le sfumature sintomatologiche ed i vissuti emotivi specifici.

Il proving, del resto, per giusti motivi etici, non può mai essere spinto oltre l’alterazione disfunzionale e non può fornirci dati clinici lesionali, che possono essere invece propri del caso vivo. Gli sperimentatori che producono sintomi durante un proving hanno solitamente un’idiosincrasia parziale, poiché il rimedio sperimentato nella stragrande maggioranza dei casi è per loro solo un similare (sono davvero poche le probabilità che uno sperimentatore assuma durante un proving il proprio rimedio costituzionale). Per questo motivo la distinzione tra rimedio situazionale e costituzionale (Simile e Simillimum) non ha un significato meramente accademico: i sintomi dei casi clinici trattati con un rimedio costituzionale sono davvero di elevato valore.

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