Dr Jost Künzli
Portabandiera di Kent in Europa
Intervista a Dario Spinedi
Tratto da: SPOTLIGHT – LMHI Newsletter – Special Edition Siviglia Congress
Traduzione a cura di Paolo Pifferi
Medico Chirurgo – Omeopata Rosignano Solvay (LI)
Vicepresidente per l’Italia LMHI
paolopiff59@gmail.com
In questa intervista il dottor Dario Spinedi, illustre e conosciuto omeopata di Locarno (Svizzera), racconta vari aspetti della vita e del lavoro del dottor Künzli, di cui è stato allievo, ad Aditya Pareek, membro del comitato editoriale LMHI.
AP: Come è iniziata la sua collaborazione con il dottor Künzli?
DS: Ero al terzo anno di Medicina, studiavo Farmacologia, ma ero disperato vedendo gli effetti collaterali dei farmaci, e condivisi il mio disagio con mia moglie. Volevo lasciare la medicina, ma avevamo due bambini piccoli. Un giorno mia moglie trovò un giornale all’università su “Lezioni di Omeopatia del dottor Künzli” e me lo diede. Lo andai a cercare e trovai il dottor Künzli in una stanza con due studenti. Gradualmente, ci insegnò il valore dei sintomi, le complessità della presa di casi ecc. Attraverso lo studio dei casi clinici abbiamo appreso cose molto pratiche. Aveva casi con follow-up di 20 anni e più, che avevano ricevuto un unico rimedio in tutto questo periodo: era veramente sicuro del rimedio. Vedendo come le sue prescrizioni funzionassero, fummo motivati a continuare il nostro studio. Quando qualcuno era malato nella nostra famiglia e gli chiedevamo il rimedio, funzionava molto bene ed è così che la nostra ammirazione per lui crebbe. Parlava molto poco, ma ciò che diceva era sempre molto chiaro.
AP: Che anno era? Per quanti anni hai studiato con lui?
DS: Era il 1977. Ho continuato a stare con lui per 16 anni, fino alla sua morte. All’inizio solo alle sue lezioni in università, 3 ore ogni sera. Più tardi, egli avrebbe fatto una supervisione di casi difficili nel pomeriggio con lezioni serali che comprendevano un’ora sulla teoria dell’Omeopatia e due ore per discussioni di casi. Veniva ogni giovedì da San Gallo a Zurigo con un’ora di treno. Ci insegnava all’università di Zurigo, ma non rilasciava nessun diploma, solo un certificato del dottor Künzli. Era molto semplice. La sua filosofia era quella di insegnare ai giovani medici l’Omeopatia pratica in breve tempo, in modo che potessero guadagnare il pane per nutrire la loro famiglia.
AP: Ti ha raccontato del suo inizio, di come ha studiato l’Omeopatia?
DS: Il dottor Künzli ha studiato con Pierre Schmidt a Ginevra. Doveva sedersi nella sala d’attesa per tutto il giorno e il dottor Schmidt lo chiamava quando c’era qualcosa di importante da imparare in un caso. Doveva studiare a fondo un rimedio ogni giorno, seduto nella sala d’attesa! Per esempio: se doveva studiare l’Aconitum, alla fine di quella giornata il dottor Schmidt gli avrebbe chiesto i sintomi urinari dell’Aconitum. Se non fosse stato in grado di rispondere, lo avrebbe dovuto studiare ancora il giorno successivo. Questo andò avanti per un anno. In seguito, tradusse l’Organon in francese (con Pierre Schmidt) e in inglese (con Alain Naude degli USA). Tradusse poi la filosofia di Kent in francese con Pierre Schmidt, e insieme misero a punto un indice con ogni parola della filosofia.
AP: Puoi dirci qualcosa su cosa si basava la pratica del dottor Künzli?
DS: Tutto di Kent – Repertorio, Materia Medica e Filosofia.
AP: Puoi dirci qualcosa sul dottor Künzli come persona?
DS: Era una persona avversa al culto di sé. Molto umile e semplice. Non si addentrava troppo nelle cose filosofiche, voleva che restassimo “a terra”. Non parlava molto, ma, quando eravamo in difficoltà, ci stava accanto. Quando mia moglie era in sepsi dopo il parto, i medici volevano darle tre antibiotici e cortisone, ma il dottor Künzli disse: “Porta la tua donna a casa.”. Dovetti firmare per farla uscire dall’ospedale, scrivendo che sarei stato responsabile per ogni rischio. A casa, mi chiese di notare i sintomi e in base a questi prescrisse Phosphorus C30. Il giorno successivo la sepsi era risolta. Dopo questa esperienza capii chi fosse realmente il mio insegnante! Quando andavamo al ristorante, lui ordinava il piatto meno costoso. Indossava gli stessi vestiti per molti anni e li manteneva bene. Era così, frugale e semplice.
AP: Quali potenze usava nella pratica clinica?
DS: Quando i sintomi erano gravi o correlati alla mente, iniziava con la 10M. Secondo lui la reazione del rimedio poteva essere giudicata meglio con la 10M, ma esclusivamente quando non c’erano lesioni negli organi vitali. Usò potenze cinquantamillesimali per 10 anni, ma poi le ritenne troppo complicate per la pratica quotidiana. Riteneva che potevano essere utilizzate al meglio all’interno di un ospedale, dove il paziente era sotto osservazione. In definitiva era convinto che il miglior metodo per trattare le malattie croniche senza cambiamenti organici fosse quello di Kent, cioè: somministrare potenze elevate e aspettare 40-50 giorni per vedere la risposta.
AP: Viaggiava per congressi?
DS: Sì, andava a tutti i congressi perché era il NVP (National Vice-President) della Liga per la Svizzera da molti anni, partecipava a ogni sessione e poi leggeva gli interi lavori, sottolineava i punti importanti e faceva osservazioni per il futuro. Ho gli atti del congresso nella mia biblioteca con le sue osservazioni su ogni pagina. Ricordo, la sua nota “molto buono” per la lezione del dottor Jugal Kishore sul cancro.
AP: Chi erano gli omeopati che ammirava o seguiva?
DS: Pierre Schmidt era il suo insegnante e Kent la sua guida. Aveva una conoscenza molto profonda della Materia Medica. Se un centinaio di persone gli avessero fatto domande sulla Materia Medica sarebbe stato in grado di rispondere a tutte. L’uso del Repertorio non era così comune in Europa a quel tempo e i risultati clinici non erano così buoni. Diede molte lezioni sulla repertorizzazione e ne rese molto popolare l’uso. Il grande contributo di Künzli è la divulgazione della filosofia di Kent, delle sue alte potenze e della sua repertorizzazione in Europa.
AP: Come è stata la sua vita successiva? Fino a quando ha praticato e insegnato?
DS: La sua vita era molto difficile a causa di un grande dolore nella famiglia. Aveva una croce molto grande da portare. Era una persona molto chiara. Era lo stesso con tutti. Non c’era “spettacolo” in lui.
Una volta ho viaggiato con lui in Germania, per un problema con un giovane omeopata sulla pubblicazione del Repertorio: due persone concorrenti volevano pubblicarlo. Nell’incontro, il giovane omeopata parlò in modo molto aggressivo, ma il dottor Künzli fu così gentile e mite nella discussione che alla fine venimmo invitati a cena e il problema fu risolto. Il dottor Künzli non voleva mai lo scontro, aveva capito molto bene la psicologia umana.
AP: Cosa può imparare la nuova generazione di omeopati dal dottor Künzli?
DS: La metodologia. Bisogna seguire un metodo chiaro. Per la maggior parte delle malattie croniche e della prevenzione, è il metodo di Kent. Non per condizioni organiche avanzate. C’erano a disposizione un sacco di informazioni nei seminari e nelle lezioni, ma gli studenti non conoscevano una metodologia chiara. Durante i suoi ultimi giorni era a casa mia e scrisse alcune delle sue osservazioni su mia moglie nel suo diario. Era un osservatore molto meticoloso. Parlava molto poco di filosofia, il suo approccio era molto concreto.
AP: Grazie mille dottor Spinedi, sono sicuro che i lettori apprezzeranno queste meravigliose informazioni sul dottor Künzli.
DS: Tutto questo viene dal mio cuore. Grazie.

Aditya Pareek con Dario Spinedi.