Massimo Mangialavori
Medico Chirurgo – Omeopata CASTEL DEL PIANO (GR)
mangialavori@mac.com

Il Repertorio Omeopatico
Suggesta 2.0
“Ho letto d’un fiato la biografia di Antonio Negro, al quale ho avuto l’onore di essere vicino per sette anni e che è poi rimasto sempre dentro di me. Racconta di un antico mondo quando l’Omeopatia aveva radici nel pensiero e nella scienza accademiche e personalità di rilievo la tenevano in conto, la praticavano, ne avevano considerazione e rispetto. Di questo mondo non c’è più traccia, nemmeno nella memoria storica“.
La decisione di cominciare un colossale lavoro di revisione clinica del Repertorio è partita nel 2010, poco prima della scomparsa del mio carissimo amico David Warkentin che ne fu il promotore. Mi fornì il testo per cominciare il nostro lavoro, partendo dalla madre di tutti i Repertori – l’ultima edizione del Kent – insieme alle mie aggiunte cliniche, che fino ad allora erano già circa 30.000 e oggi sono più del doppio.
Il mio intento non è quello di presentare un altro Repertorio quando ne esistono già degli ottimi, penso piuttosto che sia necessario riconsiderarne la funzione, l’uso e i suoi limiti, ossia ripensare l’idea stessa di Repertorio omeopatico.
Questo testo, infatti, si propone essenzialmente di riportare il più fedelmente possibile il materiale emerso dai provings e dalle diverse Materie Mediche, traducendo queste informazioni in “dati” frammentati nel linguaggio repertoriale. Anche nei Repertori più aggiornati abbiamo ancora a che fare con una sorta di codice, ormai comunemente accettato dalla nostra comunità omeopatica. Questo codice, a mio avviso, oggi è fin troppo spesso improponibile, sia per il giovane omeopata che si avvicina allo studio del Repertorio, sia per i colleghi convenzionali e gli specialisti di altre discipline possibilmente interessati alla Medicina Omeopatica: troppe voci repertoriali sono desuete, imprecise, confuse, giudicanti, troppi vocaboli non hanno più senso per un clinico moderno.
Dalla nascita del Repertorio a oggi, le aggiunte risultate dalla clinica ci sono state sicuramente trasmesse con la migliore buona fede, ma sono diventati straripanti, numericamente eccessive. Nel corso di tutti questi anni il Repertorio omeopatico non si è affatto preoccupato di fornire informazioni più precise: si è limitato a ingigantire in termini quantitativi, ma ben poco in termini qualitativi. Anche la Medicina Omeopatica oggi è costretta a confrontarsi con il problema dei BIG DATA: un esubero di dati che non si traduce, però, in una migliore qualità delle informazioni. Diversi rimedi sono presenti con decine di migliaia di sintomi senza avere migliorato la conoscenza di questi rimedi, soprattutto senza averci permesso un uso più accurato, fornendo informazioni realmente utili per precisare le diagnosi differenziali.
L’informatica e i pochi buoni programmi di repertorizzazione, ricerca e confronto con la nostra letteratura hanno cambiato radicalmente il modo di pensare e di utilizzare la mole gigantesca di testi pubblicati dalla nascita dell’Omeopatia fino ai giorni nostri. Dobbiamo prendere atto di questo e porci il problema di come utilizzare al meglio questa mole di dati invece che limitarci ad accumularli.
Ovviamente non penso affatto di poter risolvere da solo questo problema, credo però di essere in grado di offrire un contributo attraverso la mia esperienza e con il materiale raccolto in 40 anni di lavoro.
Prima dell’avvento dell’informatica era praticamente obbligatorio scegliere un solo Repertorio cartaceo di riferimento da sfogliare, studiare e utilizzare per le analisi repertoriali nella pratica quotidiana. Oggi sarebbe difficile prendere in mano un volume che ha raggiunto dimensioni enciclopediche, ma possiamo accedere in tempo reale ai testi che preferiamo, agli autori che ci convincono maggiormente.
Dopo lunghe riflessioni sono arrivato alla conclusione che così come ci si assume la responsabilità di riportare la propria esperienza intervenendo a un congresso, scrivendo un articolo o un libro, nello stesso modo si possa informare la nostra comunità in merito a sintomi repertoriali assenti o migliorabili, magari riportati direttamente dall’autore che li ha osservati e curati in vita.
Cionondimeno ritengo indispensabile chiarire bene quali sono i criteri alla base delle aggiunte o correzioni di qualsiasi sintomo repertoriale.
Nel 1988 ho fatto realizzare un programma in grado di riportare verbatim quanto i pazienti mi dicono in ogni singola consultazione. Nel corso degli anni questo data-base mi ha permesso di controllare sistematicamente il mio lavoro, le mie buone prescrizioni e soprattutto quelle meno fortunate, mi ha permesso di imparare costantemente dai miei “errori”. Ho potuto raccogliere queste informazioni e organizzare i dati per patologie, sintomi repertoriali, espressioni metaforiche del paziente stesso e molto, molto di più. Avevo pensato a questo programma esclusivamente per un uso personale, solo l’insistenza e la collaborazione con David Warkentin mi hanno di fatto “costretto” a condividere i risultati di questo lavoro.
Le mie aggiunte repertoriali, come i casi clinici che presento ai colleghi nei congressi, seminari o testi che pubblico, seguono regole precise: quel sintomo deve essere stato osservato in almeno 4 pazienti, il follow up deve essere minimo di 4 anni e in quell’arco di tempo quel rimedio deve dare sempre buoni risultati, sia per i sintomi considerati cronici che per altre manifestazioni intercorse. Le patologie e le sindromi trattate con quel rimedio devono essersi risolte, non solo migliorate: solo nei casi terminali considero meritevoli di attenzione i sintomi non guariti ma chiaramente migliorati, valutando la qualità di vita del paziente nel suo complesso. I casi da cui vengono estratti questi sintomi sono tutti stati letti e approvati dal paziente, che ha dato il suo esplicito consenso all’uso di questo materiale.
Prima di Suggesta mi sono limitato ad aggiungere i sintomi confermati nel Complete 4.5. Il grande passo è stato riconsiderare l’intera struttura, il lessico, la revisione e l’integrazione di molte cross references assenti o sbagliate, la correzione di errori palesi e l’aggiunta di qualcosa di meno omeopatico in senso classico: sintomi, sindromi e patologie curate e risolte insieme a evidenti miglioramenti nei casi più gravi o terminali.
Nella prima versione di Suggesta abbiamo inserito una nuova sezione chiamata “Illnesses”, in cui erano riportate tutte le patologie presenti in modo disordinato nell’arco del Repertorio. Nella seconda versione ho cominciato a estrarre dal mio data-base le prime informazioni cliniche, per ora relative solo a poco più di 100 rimedi: qualcuno in più oltre ai primi pubblicati nella collana della Materia Medica Clinica, arrivata oggi al sesto volume. Mi sono accorto, allora, che la sezione Illnesses stava diventando uno zibaldone, poco organizzato e troppo vasto, così abbiamo deciso di apportare un’altra sostanziale ri-organizzazione. Se prima ogni sezione era già rappresentata, come avrebbe voluto lo stesso Kent, elencando a parte tutti i dolori relativi (ad esempio Face e Face pain, Abdomen e Abdomen pain, etc), in Suggesta 2.0 ogni sezione contempla a parte le patologie e le sindromi relative (Face, Face pain e Face illnesses, Bladder, Bladder pain e Bladder illnesses, etc). Resta la sezione Illnesses che riporta le patologie evidentemente sistemiche, come le anemie, il diabete, l’ipertensione, la gotta, l’osteoporosi, etc.
Obtorto collo, purtroppo, abbiamo dovuto prendere atto di qualcosa che ci ha feriti nell’orgoglio: nella prima versione, infatti, le macrosezioni erano nominate in latino: Mens invece di Mind, Facies invece di Face, Membra invece di Extremities. Ricordavamo che il latino fosse la lingua ufficiale in ambito medico e pensavamo che i nostri colleghi non italici potessero fare lo sforzo di imparare una decina di parole latine, quando noi siamo costretti a impararne almeno un migliaio di inglesi, di cui parecchie molto desuete. Ci siamo dovuti arrendere alla levata di scudi… almeno resto con il mio sottile piacere della consapevolezza di storpiare un’altra lingua, come diceva Battiato, quando devo esprimermi a livello internazionale.
Ovviamente la versione Suggesta 2.0 non si limita solo a questo.
C’è una sezione completamente nuova, “Obstetrics”, in cui sono raccolti tutti i sintomi relativi al concepimento, gravidanza, post-partum, allattamento e puerperio. Non si tratta solo dei sintomi già presenti nel Repertorio, estratti dalle relative sezioni di appartenenza, ma sono presenti molte aggiunte della mia documentata esperienza clinica.

Un’altra macrosezione, “Age”, raccoglie tutti i sintomi già presenti nel Repertorio con ulteriori aggiunte cliniche, relativi alle varie tappe della nostra vita. È noto a tutti che Calcarea carbonica si riconosce più facilmente nei bambini, Conium negli anziani, Fluoricum acidum nella senescenza avanzata, Phosphorus e parecchi ragni in pubertà, Lachesis in menopausa … e così via. Ovviamente non intendiamo affatto suggerire che certi rimedi si prescrivano soltanto o primariamente in certe età, piuttosto quando è più comune incontrarli e riconoscerli. Abbiamo pensato, inoltre, di spezzare una lancia contro il sessismo non dichiarato del Repertorio kentiano, per cui stiamo raccogliendo esperienze cliniche relative all’andropausa: una condizione evidente quanto la sua gemella ma, a nostro avviso, troppo a lungo censurata persino nella presa d’atto della sua esistenza da parte di una comunità maschilista e ormai nettamente superata, non solo numericamente.
Oltre a cambiamenti più macroscopici, soprattutto diretti a sottolineare il dichiarato intento clinico di Suggesta, la seconda versione contiene ovunque parecchi miglioramenti, revisioni e correzioni. Mi limito a citarne uno importante nella sezione Mind di cui mi sono personalmente occupato. Sia per questioni lessicali che di concetto il Repertorio, come molti nostri colleghi, continua a confondere le paure con le fobie. In effetti la differenza è sostanziale: la paura è una reazione emotiva relativa a un reale pericolo percepito, la fobia è irrazionale, più intensa, persistente e presente anche in assenza dell’oggetto pauroso. Se so che non ci sono cani in un certo ambiente la mia paura non si palesa, mentre non è affatto così per la fobia. Ho incontrato pazienti con una fobia per gli squali (selacofobia) che impediva loro di bagnarsi comunque, persino nelle acque vicino alla riva del Mar Adriatico. La fobia per le altezze (acrofobia) può creare disagio e sofferenza anche solo guardando un filmato o sentendo il racconto di luoghi alti e minacciosi. Così nella attuale sezione Mind (ahimè Mens di passata memoria) ho distinto paure e fobie, ovviamente riferendomi solo a quanto conosco personalmente.
Cito ancora l’esempio dei disturbi del comportamento alimentare, assenti in altri Repertori e già parte di Suggesta, che sono stati aggiornati nella seconda versione.
Abbiamo lavorato in quattro alla prima stesura del progetto: oltre a me, la dott.ssa Fiorella Cerami, il dott. Federico del Conte e il dott. Riccardo Tomassini, Omeopati di grande esperienza che si sono dedicati a questo immane lavoro senza ricavarne un centesimo. La prima pubblicazione è stata nel 2020 e da allora non abbiamo mai smesso di proseguire il lavoro iniziato quasi dieci anni fa. Oggi il gruppo si è leggermente modificato, purtroppo la dott.ssa Cerami non ha potuto continuare ed è stata sostituita dalla dott.ssa Marta Pigliapoco. Vorrei cogliere l’occasione per ringraziare pubblicamente questi cari amici e collaboratori senza i quali non sarei mai nemmeno riuscito a pensare di cominciare.
Da pochi giorni è uscita la versione 2.0 e stiamo già lavorando alla versione 3.0.
Attualmente Suggesta viene distribuito da SHS e da ZEUS, le due principali software house del mercato mondiale.
Tra poche settimane inizierò a riportare sul mio sito (www.mangialavori.it) una serie di brevi lezioni, di circa venti-trenta minuti, dedicate allo studio e all’uso ragionato del Repertorio. Per maggiori informazioni potete visitare anche il sito www.suggesta.it.
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