Nomenclatura e sigle dei medicinali omeopatici
Dalle pubblicazioni alle prescrizioni mediche.
Condividiamo un linguaggio unico
Renata Calieri
Coordinatrice Dipartimento Farmaceutica omeopatica – FIAMO
omeopatiaassoluta@gmail.com
Quando si richiedono rimedi omeopatici, in qualunque parte del omeopatici è singolare, spesso mondo, è tutto immediato, e questa naturalezza di nomi condivisi e autentici rimane potentissima. È l’universalità sostanziale e semantica dell’Omeopatia..
La nomenclatura dei medicinali omeopatici è singolare, spesso più gergale che coerente con gli effettivi binomi scientifici o con quella IUPAC, ma universalmente condivisa a livello internazionale. Dovremmo andarne orgogliosi perché rappresenta un segno distintivo della nostra cultura che si esprime in nomi latini e, sebbene non coincida con gli standard del nomenclatore ufficiale, è condivisa a livello internazionale e comprensibile a chiunque nel mondo. Ci sono molti frangenti in cui una mala interpretazione di quanto scritto porti a errori, oltre al fatto che spesso anche nelle pubblicazioni scientifiche si vedono strafalcioni.
Cominciamo dal problema per cui alcuni rimedi hanno una nomenclatura chimica diversa a seconda dei Paesi o del filone linguistico. Facciamo alcuni esempi di cui la maggior parte degli Omeopati, per fortuna, è al corrente: le Baryte con i Barium, Magnesia con Magnesium, i muriaticum con i chloratum, le Calcaree con i Calcium, Natrum o Natrium, Kali e Kalium, Antimonium tartaricum si trova anche come Tartarus stibiatus, mentre Stramonium sotto Datura stramonium, entrambi dalla parte opposta dell’alfabeto; il rimedio Antimonium sulfuratum aurantiacum si trova anche come Antimonium sulphuratum auratum o Antimonium sulfphuratum aureum o auranticum, ma almeno restiamo in zona. Tra i Tuberculinum ci sono svariate piccole differenze sulla fonte di provenienza, a volte indicato solo con le iniziali (es. T.K. per Tuberculinum Koch) e se un Medico scrive in ricetta solo Tuberculinum, non è facile comprendere a quale si riferisca, o se per lui sia indifferente l’uno o l’altro. Per la China invece, oltre alle molteplici varietà botaniche (Cincona officinalis o Cincona calisaya o Cincona peruviana, China rubra o Cincona succirubra o Cincona pubescens), anche nella dicitura classica di China officinalis chi lo sa quale sia la pianta presa come fonte produttiva, quando secondo alcuni botanici si riconoscono circa 7.000 specie come appartenenti a questa famiglia, mentre altri ne includono 10.000. Alcune aziende hanno cataloghi di rimedi in cui rimandano un nome al suo sinonimo, altri invece li devi perlustrare a tentativi. Nelle Scuole di formazione sarebbe bene che si insegnassero i sinonimi dei rimedi che si studiano e si imparano, in modo che il futuro professionista (Medico, Veterinario, o Farmacista) possa destreggiarsi meglio nello scrivere o nel leggere il nome giusto. L’uso del Repertorio ci impone di imparare anche le abbreviazioni dei rimedi, e non sarebbe niente intuirne l’assegnazione, se non fosse che è importante anche il modo in cui per convenzione sono state concepite e scritte. Eppure, in moltissime pubblicazioni di Omeopatia, queste convenzioni non vengono rispettate. Tanto per cominciare, il secondo nome di un binomio scientifico va minuscolo. Sui Repertori si è scelto di utilizzare il trattino dopo il primo nome e il punto finale solo per il secondo nome (es. Nat-m., Kali-ar.): è così che si dovrebbero siglare anche su pubblicazioni scientifiche e libri, quando si vogliano usare le abbreviazioni ufficiali.
Se con i nomi abbiamo risolto, veniamo ora alle sigle utilizzate per scale e potenze. Che per la scala cinquantamillesimale (Hahnemann non le ha mai indicate con una sigla) si utilizzi una bizzarra abbreviazione che pare un numero romano ma tale non è, ci abbiamo fatto l’abitudine: LM starebbe per i numeri romani 50 (=L) e 1.000 (=M) ma in verità il numero romano LM corrisponde a 950 (M meno L), come pure la milionesima indicata con MM, in numeri romani sarebbe tutt’altra cosa. Ma noi ci capiamo in tutto il mondo. E che dire della lettera Q per le cinquantamillesimali, che starebbe per quinquaginta che significa cinquanta?
Quanto alle sigle di centesimali e decimali, la normativa italiana ha deciso per le diciture CH e DH (anche se, in quest’ultimo caso, la H non è di Hahnemann come nel primo caso, bensì di Hering, ma non crediamo che il legislatore sia a conoscenza di ciò). Le potenze K (Korsakoff) sono state solo di recente inserite in Farmacopea Europea: in particolare sono entrate in vigore in luglio 2024 col supplemento 11.5 in cui all’interno della monografia 2371 è stato inserito il metodo 5.3 per la preparazione delle diluizioni Korsakoviane, indicate appunto come potenze K. Prima non ne esisteva traccia nelle Farmacopee, come non esiste neppure per il metodo di preparazione del Flusso Continuo (FC, sigla per lo più omessa) per il quale necessita un macchinario apposito secondo le indicazioni di Lock, di Swan, o di Finke.
Il problema (ulteriore) si pone quando si usano le lettere anche per indicare la potenza, soprattutto quelle alte (per comodità, invece di scrivere un numero lungo pieno di zeri), mentre alcune aziende usano i numeri romani (quelli veri!) anche per le potenze basse, in particolare per le cinquantamillesimali.
Ecco quindi alcune delle più comuni sigle per indicare i numeri alla maniera omeopatica:
5, 30, 200…
1.000 = M
10.000 = XM
100.000 = CM
50.000 = LM = 50M
1.000.000 = MM
E questo è come potrebbe presentarsi una ricetta medica omeopatica agli occhi del Farmacista, quando si usano le lettere al posto dei numeri per le potenze:
1.000 K = M K
1.000 CH = M C = M CH
10.000 K = XM K
50.000 K = LM K
100.000 K = CM K
6 LM = VI LM = VI Q = 6 Q
10 LM = X LM = X Q = 10 Q
30 LM = XXX LM = XXX Q = 30 Q
1.000.000 (FC) = MM
Ecc. …
Sembra una crittografia in codice. In pratica, occorre attenzione a non confondere la SCALA con la POTENZA, quando a volte un Medico potrebbe indicare una 50.000 K con una sigla tipo LM K, dove in questo caso la sigla LM indica la POTENZA e non la scala.
Come Farmacisti non vorremmo mai capitare con quel Medico che scrisse solo “Ignatia 50M”: quando correttamente la Farmacista lo chiamò per chiarire se fosse una K, lui rispose seccato che no, non lo era, ma era meglio se il suo paziente si fosse rivolto alla tal Farmacia di sua fiducia che sapeva lei di cosa si trattasse. Certo, se l’Omeopatia deve diventare una pratica difficilissima con annessa caccia al tesoro o corsa agli ostacoli, farà fatica a conquistare la gente. A meno che non piaccia il gusto della sfida alla mission impossible.
IUPAC = International Union of Pure and Applied Chemistry.
Vedi anche https://www.ilmedicoomeopata.it/wp-content/uploads/2014/03/MO_33_26-27.pdf
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