L’omeopatia in Terapia Intensiva

L’omeopatia
in Terapia Intensiva

Dott.ssa Elena Beziza

Medico Chirurgo – Omeopata MILANO

Spec. in Anestesia e Rianimazione
Centro Studi La Ruota, Milano
elenabeziza@yahoo.it

SUMMARY

This research, based on my thesis of homeopathic diploma, investigates the use of homeopathy in the management of critically ill patients in emergency and intensive care settings. Through an extensive review of the international literature, it has been shown that homeopathy, often integrated with conventional therapies, can positively influence disease progression and long-term prognosis.

KEYWORDS

Homeopathy, emergency and intensive care, critically ill patient.

RIASSUNTO

Questo lavoro, basato sulla mia tesi di diploma, indaga l’impiego dell’omeopatia nella gestione dei pazienti critici in contesti urgenti e intensivi. Attraverso un’approfondita revisione della letteratura internazionale, si è evidenziato come l’omeopatia, spesso integrata con le terapie tradizionali, possa influenzare positivamente l’evoluzione della malattia e la prognosi a lungo termine.

PAROLE CHIAVE

Omeopatia, terapia intensiva, paziente critico.

INTRODUZIONE

L’utilizzo dell’omeopatia, medicina basata sulla persona nella sua interezza e complessità, non è riportato frequentemente nei malati acuti trattati in ambiente intensivo/urgentistico con terapia convenzionale.

Lo scopo della mia tesi di diploma era raccogliere dati riguardanti l’uso dell’omeopatia nelle Unità di Terapia Intensiva (UTI). Sono stati esaminati e riportati diversi casi provenienti dalle esperienze europea, indiana e brasiliana che mostrano in che modo sia possibile utilizzare l’omeopatia, nella sua peculiarità, anche sui malati critici trattati con terapia convenzionale, cioè terapia di supporto degli organi vitali e terapia etiologica, in un ambito che considera la malattia solo come un’entità fisio-anatomo-patologica.

MATERIALI E METODI

È stata eseguita una ricerca sistematica della letteratura utilizzando i database PubMed e Google. Sono risultati due studi randomizzati in doppio cieco e numerosi casi clinici.

Gli studi randomizzati in doppio cieco sono stati condotti dall’austriaco Frass su pazienti broncopneumopatici cronici ventilati meccanicamente per insufficienza respiratoria acuta e su pazienti affetti da sepsi severa.

I casi clinici provengono da esperienze europea (Frass, Vithoulkas, Fco e Arpa), indiana (Shyam e Pareek) e brasiliana (Marim, Teixeira) e riguardano pazienti ricoverati per insufficienza epatica fulminante (Frass), sepsi e shock settico di diversa origine (Fco e Arpa, Marim, Teixeira), eventi neurologici acuti post operatori (Vithoulkas, Shyam e Pareek) e infarto miocardico acuto (Shyam e Pareek).

Gli studi randomizzati

Nel primo studio randomizzato1 il professor Michael Frass e i suoi collaboratori (appartenenti al dipartimento di Medicina interna di Vienna e di Anestesiologia di Lubbock in Texas) hanno utilizzato Kali bichromicum in pazienti con importanti secrezioni tracheali con storia di fumo e BPCO, partendo dal presupposto che le secrezioni bronchiali nei pazienti affetti da COPD possano ritardare l’estubazione nei pazienti in svezzamento dal ventilatore. Dei 50 pazienti, 25 sono stati trattati con Kali bichromicum 30 CH per due volte al giorno fino all’estubazione, 25 con placebo. I risultati hanno mostrato che, nel gruppo trattato, la quantità delle secrezioni tracheali si era ridotta in maniera significativa, l’estubazione era avvenuta più precocemente e la durata del ricovero in UTI si era mostrata più breve.

Nell’altro studio randomizzato2 Frass ha voluto sondare l’effetto dell’omeopatia sull’outcome a lungo termine nei pazienti ricoverati per sepsi severa nell’unità di terapia intensiva medica dell’ospedale universitario di Vienna. Sono stati arruolati 70 pazienti con sepsi severa, 35 trattati con 5 granuli di un rimedio selezionato secondo le modalità dei sintomi, alla potenza 200 CH due volte al giorno, 35 trattati con placebo. I rimedi erano liberamente scelti da medici omeopati non coinvolti nel processo di randomizzazione, in base alla sintomatologia caratteristica osservata nei pazienti.

Elenco dei rimedi somministrati:

Rimedio

Sintomatologia caratteristica (sunto)

Apis mellifica

edema, estrema dispnea

Arsenicum album

debolezza, esaurimento, compromissione cardiovascolare, ansia, irrequietezza, aspetto cachettico

Baptisia tinctoria

ARDS, sepsi, cute calda

Atropa belladonna

elevate temperature con sudorazione, faccia color rosso

Bryonia alba

polmonite, soprattutto polmone destro, dolore toracico puntorio

Carbo vegetabilis

insufficienza respiratoria, ARDS

Crotalus horridus

porpora emorragica, emorragie

Lachesis muta

shock settico, emorragia, temperature elevate, embolia, colorazione blu viola

Lycopodium clavatum

febbre pomeridiana, distensione addominale

Phosphorus flavus

polmonite soprattutto lobo inferiore destro, emorragia, porpora emorragica

Pyrogenium

febbre settica, odore offensivo

Al 180° giorno la sopravvivenza si è mostrata significativamente più elevata nel gruppo che ha ricevuto il trattamento omeopatico.

Casi clinici: insufficienza epatica severa

Vengono ora illustrati due casi di insufficienza epatica fulminante da ingestione di Amanita falloide trattati sempre da Frass efficacemente con l’omeopatia3.

CASO 1

Una donna di 20 anni, ricoverata nell’ospedale di Shumen (Bulgaria) a 72 ore dall’ingestione del fungo, presentava sindrome gastrointestinale coleriforme, progressiva disfunzione epatica e coagulopatia con sindrome emorragica. In seconda giornata post ricovero il trattamento di supporto era stato supplementato con la somministrazione di Phosphorus 15 CH al dosaggio di 5 globuli ogni due ore sei volte al giorno. Il giorno successivo il paziente non presentava più vomito, diarrea ed emorragie. Il dosaggio del rimedio era stato progressivamente ridotto considerato il miglioramento clinico e strumentale. In 20a giornata la paziente era stata dimessa, entro due settimane le transaminasi erano ritornate a valori normali e tre mesi dopo la dimissione, il recupero clinico-strumentale si era dimostrato completo. Nella figura 1 la repertorizzazione che conferma la scelta del rimedio.

CASO 2

Una donna di 69 anni con diverse comorbidità (ipertensione arteriosa, infarto miocardico pregresso, insufficienza renale cronica moderata) è stata ricoverata a meno di 48 ore dall’ingestione del fungo per vomito, diarrea e conseguenti insufficienza cardiaca e renale con necessità di terapia di supporto (ventilazione meccanica, supporto farmacologico del circolo e terapia sostitutiva renale continua). I chirurghi controindicavano il trapianto di fegato per lo stato critico della paziente. In 3a giornata post ricovero veniva iniziato il trattamento omeopatico. È stata trattata con Arsenicum album 200 CH (5 globuli ogni ora per due giorni). Nella figura 2 la relativa repertorizzazione.

Il 5° giorno i parametri di funzionalità epatica erano peggiorati ulteriormente e sulla base di una nuova rivalutazione repertoriale riportata in figura 3, il rimedio Arsenicum album veniva sostituito con Phosphorus flavus 200 CH 5 globuli ogni ora per 3 giorni.

Nei giorni successivi le transaminasi cominciavano a scendere, il supporto emodinamico veniva gradualmente ridotto, ma la paziente continuava a trovarsi in uno stato soporoso, non reagiva allo stimolo doloroso e mostrava segni di encefalopatia non evidenti alla TAC. Perciò in 8a giornata Phosphorus veniva sostituito con Helleborus niger 200 CH una volta al giorno per 12 giorni.

Da questo momento in poi la paziente mostrava un progressivo miglioramento. Alla 20a giornata dall’inizio del trattamento omeopatico gli esami della funzionalità epatica erano rientrati nel range di normalità, la paziente era emodinamicamente stabile, veniva estubata, mobilizzata a letto ed era capace di alimentarsi senza supporto. In 27a giornata veniva trasferita in reparto e in 34a giornata dimessa dall’ospedale senza sequele organiche o neurologiche, tranne ipoacusia.

Casi clinici: shock settico post-traumatico

Gli spagnoli Fco e Arpa hanno descritto due casi clinici di shock settico su base traumatica ricoverati presso l’unità di terapia intensiva della Clinica Universitaria di NNSS Candelaria, Tenerife, trattati efficacemente con Arnica montana in aggiunta alla terapia convenzionale4. La scelta del rimedio è basata sulla conoscenza della Materia Medica Pura di Hahnemann e di Lathoud e sull’utilizzo di Arnica nelle febbri tifoidee e settiche da parte di Kent.

CASO 1

Donna di 79 anni, ricoverata per trauma addominale chiuso e perforazione ileale secondaria, shock settico secondario a perforazione, infarto miocardico perioperatorio e insufficienza respiratoria acuta. È stata trattata con Arnica montana 1 LM in plus ogni 12 ore, in concomitanza con la diagnosi di infarto miocardico, successivamente aumentata a 2 LM e 3 LM perché il miglioramento osservato inizialmente si era fermato. La paziente è stata dimessa dalla terapia intensiva 15 giorni dopo l’inizio della terapia complementare.

CASO 2

Uomo di 50 anni, ricoverato per cellulite fasciale secondaria a estrazione dentale, shock settico, polmonite bilaterale, insufficienza renale acuta con evoluzione in cronica e fibrosi polmonare bilaterale. A 5 giorni dal ricovero e su richiesta dei parenti è stato iniziato il trattamento omeopatico. Il problema clinico principale era la fibrosi polmonare che colpiva il 75% del tessuto. È stato scelto anche in questo caso il rimedio Arnica montana, somministrato alla potenza 1 LM due volte al giorno per tutta la durata del ricovero. L’autore riporta che il paziente sia andato incontro a regressione completa della fibrosi polmonare, regressione che viene riferita documentata da TAC seriate: il paziente è stato dimesso dall’UTI dopo 3 settimane.

Casi clinici: sepsi severa

M. Marim ha trattato diversi casi di sepsi nell’Unità di Terapia Intensiva dell’Ospedale di Campinas, stato di San Paolo, Brasile5. La sua metodologia è basata sull’osservazione attenta e scrupolosa del malato, impiegando tutto il tempo necessario, sull’utilizzo di farmaci strettamente necessari e sulla valutazione della saturazione e dei polsi carotidei e radiali come markers dell’azione del rimedio.

Di seguito vengono illustrati due casi.

CASO 1

Donna di 36 anni affetta da sepsi dopo intervento di liposuzione. Era semi-cosciente in stato di pre-coma e presentava febbre dal primo giorno, versamento pleurico, pericardio e mesentere con essudato fibrinoso, con isolamento colturale di Proteus mirabilis. I sintomi che portavano alla prescrizione erano: spasmi vescicali nel mobilizzare il catetere, spasmi nel toccare l’ano, spasmi laringei nel toccare il collo e la gola, sporadici spasmi generalizzati (figura 4).

È stato somministrato il rimedio Cantharis vesicatoria 12 CH in gocce direttamente sulla cute. Si è osservata una immediata risposta con miglioramento dei polsi e della saturazione: 36 ore dopo, la paziente usciva dall’UTI.

CASO 2

Uomo di 48 anni con sepsi dopo intervento per litiasi biliare e ernia iatale. L’esame obiettivo rilevava sensorio obnubilato, ridotta reattività agli stimoli, ipotermia e necessità di supporto respiratorio. I sintomi/segni utilizzati per la scelta del rimedio erano: agitazione delle gambe, soffocamento nell’introduzione della sonda naso-gastrica, soffocamento nel toccare la gola, tosse spasmodica che bloccava la respirazione, cianosi della faccia durante la tosse e desiderio di acqua fredda sui piedi (figura 5).

Veniva somministrato Mephitis putorium 12 CH in gocce direttamente sulla cute, con immediata modifica dei polsi e dell’ossimetria. Il paziente usciva dall’UTI 48 ore dopo.

Teixeira ha descritto una serie di casi di sepsi trattati nella terapia intensiva dell’Hospital Amico di San Paolo del Brasile con terapia omeopatica individualizzata in aggiunta alla terapia convenzionale6. La scelta dei pazienti per il trattamento omeopatico si è basata su una non soddisfacente risposta al trattamento medico convenzionale rilevata dal team medico della terapia intensiva. La valutazione omeopatica ha incluso dati clinici (fattori scatenanti, causa della patologia, aspetti associati), informazioni ricavate dal paziente (se in grado di fornirle per livello di coscienza e capacità di parlare) e definizione dei segni e sintomi obiettivi rilevati.

I sintomi sono stati selezionati in base a una tabella di gerarchizzazione di seguito riportata:

diagnosi clinica, anatomopatologica, eziologica

sintomi tipici e patognomonici della malattia acuta e sue modalità

sintomi generali, mentali e locali che emergono o le modificazioni subite nella patologia acuta

sintomi o cause che determinano la patologia acuta.

Per confermare la scelta del rimedio omeopatico per il singolo caso è stata consultata la Materia Medica nota.

I rimedi venivano somministrati in diluizioni centesimali iniziando dalla 30 CH. La continuazione o il cambio del rimedio e l’intervallo tra le dosi era determinato dalla valutazione individuale di ciascun paziente in base ai seguenti parametri:

funzionalità del sistema nervoso: livello di coscienza e orientamento spazio/tempo

funzionalità respiratoria: meccanica ventilatoria ed emogasanalisi

funzionalità cardio-polmonare: frequenza cardiaca e ritmo, pressione arteriosa e perfusione tessutale (equilibrio acido-base)

funzionalità renale: diuresi oraria rapportata al peso e livelli sierici di creatinina e urea

evoluzione generale: intensità della terapia abituale e necessaria

altro: esami complementari.

CASO 1

Donna di 74 anni ricoverata per sepsi con focus gastrointestinale (ulcera duodenale perforata con peritonite purulenta).

Valutazione omeopatica:

diagnosi clinica, eziologica e anatomo-patologica: BLOOD-Septicemia, blood poisoning

sintomi tipici e patognomonici della malattia acuta e sue modalità: HEART&CIRCULATION – Pulse, heartbeat, abnormal

sintomi generali, mentali e locali che emergono o le modificazioni subite nella patologia acuta: MOUTH-smooth, shining, glazed, glistening, glossy tongue; MOUTH-discoloration-tongue

sintomi o cause che determinano la patologia acuta: ABDOMEN inflammation; GENERALITIES-Wounds, suppurating.

In base alla repertorizzazione (figura 6) è stato prescritto Pyrogenium 30 CH 5 gtt in singola dose. Dopo 96 ore la paziente è stata estubata e i parametri emodinamici si sono normalizzati. Dopo tre giorni la paziente è stata dimessa dall’UTI.

CASO 2

Bambina di 6 anni ricoverata per sepsi da focus neurologico. Clinicamente presentava cefalea frontale, febbre 39°C, vomito, petecchie diffuse e sonnolenza.

Valutazione omeopatica:

diagnosi clinica, etiologica e anatomo-patologica: FEVER cerebrospinal fever; GENERALITIES septicemia, blood poisoning, pyemia

sintomi tipici e patognomonici della malattia acuta e sue modalità: HEAD congestion, hyperemia; SKIN discoloration, mottled, marbled – GENERALITIES Cyanosis

sintomi generali, mentali e locali che emergono o le modificazioni subite nella patologia acuta: HEART&CIRCULATION- Pulse weak, small; FACE Dryness lips

sintomi o cause che determinano la patologia acuta: EAR inflammation inside.

In base alla repertorizzazione (figura 7) è stato prescritto Veratrum viride 30 CH 5 globuli in dose singola e ripetuta. Dopo 36 ore la bambina è stata estubata. Dopo 60 ore è stata dimessa dall’UTI.

Casi clinici: coma post-operatorio

Vithoulkas ha descritto un caso di coma post-operatorio trattato efficacemente con l’omeopatia presso il dipartimento cardiovascolare dell’ospedale di Bucarest7.

Una donna di 81 anni con diverse comorbidità è stata sottoposta a sostituzione valvolare aortica e rivascolarizzazione miocardica con due bypass aortocoronarici. Dopo l’intervento la paziente si presentava comatosa, con cute fredda e pallida, aveva necessità di scoprirsi come avesse «fame d’aria», l’addome era disteso e meteorico.

In base alla repertorizzazione (figura 8) è stato prescritto Carbo vegetabilis 200 CH, 7 granuli due volte al giorno per cinque giorni. Lo stato di coscienza era migliorato e la paziente aveva ripreso conoscenza. A una successiva rivalutazione, la paziente era severamente dispnoica, con cute pallida, lamentava estrema mancanza di energia con il desiderio di essere lasciata sola e sensazione di debolezza nell’area toracica, era presente importante esaurimento fisico aggravato anche da lievi movimenti. L’omeopata aveva deciso quindi di cambiare rimedio e passare a Stannum metallicum 30 CH 7 granuli sublinguali 2 volte al giorno per una settimana. Dopo la somministrazione di questo rimedio la condizione generale della paziente era drasticamente migliorata: la fatica si era ridotta in modo significativo, aveva cominciato a mangiare ed era in grado di mettersi in posizione seduta solo con un piccolo aiuto. Successivamente era stata trasferita in riabilitazione.

L’esperienza indiana

Da segnalare infine l’esperienza degli indiani Radhey Shyam e Alok Pareek che gestiscono ad Agra un ospedale di 50 letti per degenti trattati con l’omeopatia8. Per la prescrizione in acuto si basano sulla conoscenza della gestione dei casi acuti che Hahnemann ha descritto dettagliatamente nell’Organon. Dopo aver stabilizzato il paziente, scelgono rapidamente il rimedio efficace sulla base delle keynote di Allen, Boericke, Phatak e l’anamnesi di lesione, senza ricorrere alla repertorizzazione per motivi di tempo. Solo superata la fase acuta, elaborano e prescrivono il rimedio costituzionale. Se il rimedio costituzionale è già noto, non viene comunque somministrato in acuto. I rimedi per le malattie acute e per le emergenze vengono somministrati inizialmente alla potenza di 30 CH in gocce, da ripetere fino ad avere una risposta e successivamente aumentando l’intervallo tra le dosi, se si è sicuri del rimedio, e ripetere la somministrazione quando si verifica aggravamento dei sintomi. Se sono interessati il cervello e i centri superiori si inizia dalla 1M CH, se sono presenti solo sintomi fisici si usano basse potenze, se si osservano forti sintomi mentali si ricorre alle alte potenze.

Di seguito vengono riportati due casi clinici.

CASO 1

Donna di 48 anni affetta da infarto del tronco encefalico post operatorio (chiusura difetto interatriale e monobypass aorto-coronarico).

All’esame obiettivo presentava strabismo, paralisi facciale, atassia, disartria. Non sapeva più chi era e cosa le fosse successo e non riconosceva i familiari.

È stata somministrata Arnica montana 1M CH e 10M CH e per la persistenza di alterazioni di linguaggio, atassia, paralisi facciale e movimenti oculari è stato prescritto Bothrops lanceolatus 1M in dose unica con efficacia. Per la persistenza di effetti neurologici residui la paziente aveva assunto Causticum 1M. La paziente veniva seguita negli anni successivi con prescrizione di Causticum fino alla 10M ottenendo una guarigione completa con scomparsa dell’atassia, della disartria e dei segni di paralisi.

CASO 2

Uomo di 74 anni affetto da insufficienza renale acuta post infarto miocardico anteriore acuto.

All’esame obiettivo presentava edemi ai piedi e al viso, ridotta produzione di urine.

Era stato somministrato Helleborus niger 1M in monodose e successivamente Apis mellifica 30 CH con ripristino della funzionalità renale.

DISCUSSIONE

In tutti gli studi riportati la terapia omeopatica viene aggiunta alla terapia convenzionale nelle situazioni di non soddisfacente risposta al trattamento medico convenzionale, rilevata dal team medico della Terapia Intensiva o su richiesta dei parenti.

Nella maggior parte dei casi il rimedio da somministrare viene scelto sulla base dell’esame obiettivo associato o meno all’anamnesi di lesione (prescrizione eziologica). L’attenta osservazione del paziente consente di evidenziare le keynote del rimedio in condizioni in cui per le tempistiche dell’urgenza non è possibile effettuare una repertorizzazione (casi di Shyam e Pareek e RCT sulla sepsi di Frass).

Nello studio di Frass sui pazienti ventilati è stato invece scelto un rimedio unico per tanti pazienti, solo per l’azione caratteristica sulle secrezioni. Il rimedio viene somministrato da tutti per via enterale (sublinguale, per os o per sondino naso-gastrico) in gocce, granuli o globuli e da Marim anche per via transcutanea.

La potenza e la frequenza di somministrazione variano notevolmente nei vari studi, non esiste una standardizzazione metodologica.

In ogni caso, in tutti gli studi descritti la terapia omeopatica consente di raggiungere obiettivi positivi in termini di tempistiche di dimissione e di remissione dei sintomi, che nei due RCT si dimostrano statisticamente significativi rispetto al gruppo di controllo.

CONCLUSIONI

In terapia intensiva l’uso dell’omeopatia è ostacolato da diversi fattori: i malati sono al limite tra la vita e la morte, non si può ricorrere alla classica anamnesi omeopatica per lo stato alterato di coscienza, il tempo d’azione può essere molto limitato, diverse variabili concorrono a determinare il quadro clinico del malato ed è presente una resistenza ‘culturale’ ai trattamenti non convenzionali. Gli studi presentati hanno tuttavia evidenziato che la terapia omeopatica può essere associata alla terapia convenzionale nei malati critici: l’omeopatia integrata alla terapia convenzionale messa in atto può accelerare il decorso della patologia verso la guarigione o comunque influenzare in modo positivo l’outcome a lungo termine dei pazienti, in particolare quando la risposta al trattamento convenzionale non è soddisfacente.

La scelta del rimedio dovrebbe essere individualizzata sulla base di un attento esame obiettivo e per quanto possibile di un’anamnesi in modo da individuare sintomi generali e particolari peculiari del paziente. Sono comunque necessari studi ulteriori per definire schemi di ‘dosaggio’ (potenza e frequenza di somministrazione del rimedio) e ‘standardizzazione’, fermo restando l’individualizzazione della cura, per una miglior accettazione della medicina omeopatica nelle unità di terapia intensiva.

REPERTORIZZAZIONE
Per la repertorizzazione viene utilizzato il software RadarOpus, Repertorio Synthesis Treasure Edition Italian (F. Schroyens). La somma di sintomi e gradi viene considerata.

Prima repertorizzazione, marzo 2022.

prima prescrizione
12 marzo 2022. Si prescrive Lachesis mutus (o muta) 200 CH in globuli, 1/3 del tubo dose sciolto in 1 ml di acqua, somministrazione a digiuno in dose unica. Si prescrive pulizia dei canali auricolari con l’abituale gel otologico una volta a settimana. Si prescrive ciclo con 3 tipi di fermenti lattici in successione, per 2 mesi totali.

FOLLOW UP
15/03/2022: 1a dose di Lachesis

19/03/2022: In casa viene introdotto di nuovo l’altro gatto intero. Guendalina ringhia e soffia senza attaccarlo e si lascia avvicinare da lui fino a una distanza di 40 cm. (miglioramento). Il gatto viene tuttavia portato via.

28/03/2022: La proprietaria decide di applicare uno spot-on con selamectina (già somministrato in precedenza ma senza alcun risultato efficace sull’otoacariasi) per timore che l’altro gatto abbia disseminato pulci in casa. A seguito dello spot-on il giorno dopo l’occhio destro è chiuso, poi lacrima ed è rosso, con scolo denso e chiaro (nuovo sintomo, reazione esonerativa dovuta al prodotto chimico). Nonostante sia stato dato l’antiparassitario, che ha scatenato violenti sintomi reattivi locali, l’infestazione persiste. Si prescrivono collirio (a base di Euphrasia e Chamomilla 3 DH) e acido ialuronico topico per 5 giorni.

02/04/2022: La proprietaria tenta un viaggio sperimentale di poche centinaia di metri in auto con la gatta, che urla tantissimo (aggravamento del sintomo). Il prurito è ancora presente in modo lieve e poiché si teme che lo stress da antiparassitario chimico possa aver interferito con l’azione del rimedio, si prescrive la ripetizione di una dose di Lachesis 200 CH, con la stessa posologia precedente.

03/04/2022: Durante la notte la gatta è stata agitatissima, miagolava come quando era in estro, poi in 3 giorni si è calmata (ritorno di un vecchio sintomo, risalente al periodo pre-sterilizzazione). Ha urinato più del solito (nuovo sintomo, correlato allo stato emozionale).

08/04/2022: Visita di controllo a domicilio.

Si riferisce che: Ieri aveva davanti 4 cani, miagolava e li provocava, quando uno dei cani ha ringhiato lei se ne è andata. (miglioramento). Ora, mentre gioca con la proprietaria, tenta di fare agguati di aggressione anche mirando alla faccia (variazione del sintomo, con aggravamento). L’addome appare meno gonfio sui fianchi ed è morbido, non si segnala flatulenza (miglioramento). La cura con fermenti lattici non è stata effettuata, a causa della riluttanza a ricevere compresse. Le orecchie non prudono più da giorni (miglioramento), presentano pochissimo cerume marrone (miglioramento). Non vi è nessun segno di acari (osservazione a fresco di un campione al microscopio).

La gatta ora non miagola quasi mai. Si lascia afferrare senza reagire molto (miglioramento), si lascia manipolare poi si va a nascondere sotto una poltrona. Non richiama con insistenza l’attenzione della proprietaria (miglioramento). L’impressione generale è che sia più serena e meno stressata dalla necessità di mantenere il controllo sul territorio e sugli umani.

Prescrivo solo pulizia delle orecchie a giorni alterni con prodotto otologico a base di Calendula e con gel otologico negli altri giorni, per una settimana, poi pulizia una volta a settimana nei mesi a venire.

24/04/2022: La gatta ha ripreso a fare i miagolii acuti come quando era in estro, esclusivamente se la proprietaria è in un’altra stanza (ritorno di vecchio sintomo). Tale situazione dura una sola notte poi si risolve spontaneamente. Inoltre ha ripreso a “chiacchierare” e a fare richiami insistenti per ottenere attenzione (ritorno di sintomo recente).

29/04/2022: Visita a domicilio.

La gatta non mostra più alcun sintomo da otite parassitaria (guarigione clinica).

Poiché si teme una recidiva a causa dell’esposizione costante ai parassiti, si prescrive Lachesis 6 LM gocce 18% vol., 2 gocce diluite al mattino a digiuno e in plus per 1 mese.

ULTIMO FOLLOW UP NOTO
Nel corso dei successivi controlli (a cadenza semestrale, fino a ottobre 2024) nei 2,5 anni di follow up non sono più stati isolati acari nelle orecchie. Saltuariamente è stata osservata la comparsa di scarso cerume scuro, generalmente associato a lieve prurito e a scolo oculare monolaterale di breve durata (1-2 giorni). I sintomi sono stati osservati in concomitanza con cambiamenti atmosferici (specialmente vento freddo). In tali casi si è resa talvolta necessaria la ripetizione del rimedio Lach., in potenza LM (ultradiluito: 1 goccia in 100 ml di acqua, mescolare e somministrare 2 gocce di soluzione) con risoluzione rapida. La gatta attualmente riesce a convivere con un giovane gatto affetto da vescica paralitica e da alcuni problemi di socializzazione. Ama inoltre entrare in tunnel di gioco o infilarsi sotto letti e poltrone, azioni che evitava precedentemente alla cura.

RISULTATI

Gli acari e le uova, molto numerosi alla prima visita, erano del tutto assenti a distanza di 3 settimane dal trattamento. I sintomi topici da parassitosi sono scomparsi. L’esame microscopico del sedimento auricolare non ha più individuato, nei 2,5 anni di follow up, la presenza di parassiti nonostante la continua esposizione (accesso ad aree verdi, contatto con gatti infestati).

DISCUSSIONE

Il caso di Guendalina risulta interessante per la scelta dei sintomi che hanno permesso di individuare un rimedio non strettamente legato a problemi di parassitosi esterna. I limiti del caso sono dovuti all’impossibilità di verificare se si fosse instaurata una resistenza multipla della popolazione di acari agli antiparassitari di sintesi. Dal punto di vista metodologico, la scelta dei sintomi è ricaduta principalmente su quelli della sfera mentale (osservazioni comportamentali), espressioni delle caratteristiche peculiari della paziente. I sintomi patologici locali indotti dalla parassitosi (prurito, cerume, scuotimento della testa) rappresentavano solo un’espressione secondaria di reazione agli acari, di tipo esonerativo/reattivo, senza modalità né peculiarità e pertanto poco utili nella scelta di un rimedio. I sintomi intestinali (flatulenza, aggravata dopo pasto) sono stati inclusi perché persistenti anche dopo cambi di alimentazione e dopo un miglioramento della qualità del cibo.

È stato ricavato un quadro sintomatologico che rispecchiava gli aspetti rari, strani e peculiari di un soggetto in condizioni di stress (ipervigilanza, controllo del territorio), con atteggiamenti non giustificati da esperienze pregresse o da pressioni esterne.

Dalla Repertorizzazione sono emersi diversi rimedi caratterizzati da impulsività, violenza e intolleranza e che non sono stati scelti per varie ragioni. In diagnosi differenziale Hyosciamus e Stramonium sono stati esclusi perché la paziente non presenta un quadro profondo di sospettosità, violenza improvvisa e immotivata (anche verso gli umani). Per Nux vomica non sussiste un quadro di legame con il cibo, problemi gastrici o dominanza verso la proprietaria.

Di Lycopodium manca l’aspetto di “vigliaccheria” e sottomissione, inoltre i sintomi enterici – al 3° grado per tale rimedio – sono stati considerati marginali rispetto al quadro mentale.

Staphysagria copre diversi aspetti comportamentali correlati alla possessività, all’ira, alla soppressione dell’impulso sessuale molto pronunciato, all’insofferenza del cambio di routine, tuttavia manca di quella sfumatura “seduttiva” e di quella fiduciosa curiosità che la paziente mostrava verso umani estranei (forse riconosciuti come conspecifici!).

Lach. copre tutte le voci repertoriali.

Grandgeorge3 afferma che “Lachesis mutus è un rimedio della “testa con pidocchi”.  Vi sono bambini che non riescono a sbarazzarsi di questi “deliziosi”  parassiti”. Nel Repertorio di Pitcairn4 Lach. compare al 1° grado alla voce SKIN, Lousiness (attracts parasites). Il sintomo di “gelosia” tipico di Lach. viene interpretato come una difesa estrema dei confini territoriali, un’aggressività verso gatti portati in casa, una continua richiesta di attenzioni e di controllo verso la proprietaria. Tipici di Lach. sono altri aspetti non considerati nella repertorizzazione e manifestati dalla paziente: la difficoltà a somministrare liquidi, l’insofferenza alla costrizione fisica, una storia di abbandono. La prescrizione della 200 CH, poi ripetuta a causa di interferenza da antiparassitario chimico, si è mostrata risolutiva per la parassitosi sebbene abbia innescato un ritorno di vecchi sintomi mentali piuttosto marcato (urla e agitazione come durante l’estro, insofferenza al viaggio, aggressività). La successiva prescrizione delle LM, effettuata per prevenire recidive dell’infestazione, ha permesso di gestire con un certo margine di sicurezza l’ipersensibilità al rimedio sulla sfera mentale. Il punteggio di valutazione secondo il MONARCH5 ha prodotto un risultato pari a 13 (massima correlazione tra rimedio e miglioramento del paziente).

Il caso clinico di Guendalina appare peculiare per la guarigione dalla parassitosi cronica, resistente a molteplici trattamenti chimici con molecole diverse, a seguito della prescrizione di un rimedio scelto senza tener conto dei sintomi fisici tipici del disturbo. La massiva infestazione da acari, che non induceva sorprendentemente prurito intenso, non rispecchiava l’equilibrio ospite-parassita che spesso si osserva nei gatti liberi ed era una conseguenza dello stress cui era sottoposta la gatta. Era necessario intervenire sulle cause a monte del problema di infestazione, come specificato nel paragrafo 189 dell’Organon6. Lachesis ha agito positivamente sull’atteggiamento ansioso e sospettoso verso altri animali, sulla continua richiesta di attenzioni e sulla possessività nei confronti della proprietaria, tutti indici di miglioramento a fini prognostici, secondo i paragrafi 200 e 253 dell’Organon6.

CONCLUSIONI

L’assenza di fattori esterni di ostacolo alla cura e la compliance della proprietaria hanno permesso al rimedio prescritto di agire rapidamente e in profondità. Ne sono state potenziate le capacità di adattamento a cambiamenti della routine, tanto da consentire l’inserimento in famiglia di un altro gatto. Il valore aggiunto di tale guarigione risiede nell’efficacia del trattamento omeopatico laddove i trattamenti chimici elettivi per parassitosi sono stati effettuati ripetutamente, secondo i protocolli standard ma senza produrre risultati.

ll caso clinico mostra che la prescrizione non deve necessariamente basarsi su sintomi fisici che creano disagio al paziente: gli aspetti peculiari e l’insieme degli indizi basati su anamnesi e attenta osservazione, secondo la legge di similitudine, possono guidare l’omeopata verso un rimedio ad azione più profonda e duratura.

RINGRAZIAMENTI                                                                                              
Si ringraziano i membri del gruppo CA.RE.vet FIAMO per il supporto.

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