Ricordo di Maria Luisa Agneni

Ricordo di Maria Luisa Agneni

Il paziente, il medico e le istituzioni

Interrogarsi sul valore di una vita vissuta da una persona, soprattutto se si aveva con lei un rapporto di amicizia e stima, è esercizio difficile. Parlando di Maria Luisa, della dottoressa Maria Luisa Agneni, dirò delle lezioni che ho appreso da lei, di ciò che mi ha ispirato. Maria Luisa ha costruito tutta la sua vita professionale sullo studio e l’approfondimento della soggettività dei pazienti che a lei si affidavano.

Giuseppe Spinelli

g.spinelli1@cemon.eu

La dott.ssa Maria Luisa Agneni si laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Roma La Sapienza nel 1980 con 110 e lode, ma già prima della laurea frequenta il Corso Internazionale LUIMO, dal 1979 fino al diploma nel 1982. Suoi maestri Antonio Negro, Ortega, Paschero e Alma Rodriguez. Del rapporto speciale con quest’ultima parleremo in seguito.

Sono gli anni dell’impegno, della passione per il sociale che ha sempre attraversato il suo animo e ha avuto sfogo nell’impegno politico nelle file del Partito Radicale, dove stringe amicizia con Maria Teresa Di Lascia, scrittrice (Premio Strega 1995 – postumo), attivista per i diritti umani, deputata al Parlamento italiano nella IX legislatura, vicesegretario nazionale del Partito Radicale, fondatrice della Lega contro la Pena di Morte – Nessuno Tocchi Caino. Questa vicinanza con la scrittrice, che segna profondamente la sua formazione e il suo impegno futuro, consente a Maria Luisa di iniziare un lavoro importante a favore della medicina omeopatica, ispirando la stessa Maria Teresa Di Lascia a fondare nel 1991, a Napoli, l’APO (Associazione Pazienti Omeopatici), anche qui, indubbiamente, per difendere e garantire diritti a coloro che desideravano fare quella scelta terapeutica.

Nel 1983 si specializza in Pneumologia e nel 1987 in Patologia Generale e già dal 1985 inizia a lavorare nel SSN – di cui è sempre stata fautrice e critica oppositrice di tutti i tentativi di privatizzarlo – in ambulatorio di Pneumologia, conservando però sempre un ampio spazio all’attività di medico omeopatico, iniziata nel 1982. Nel 2004 diventa responsabile per la branca Pneumologia e Allergologia dell’ASL Roma Est.

Dal lato della feconda attività omeopatica, attraverso un rapporto di affinità elettiva con un’altra grande donna, la dottoressa Alma Rodriguez, l’impegno e la lucida passione di Maria Luisa si esprimono ai massimi livelli. Dal lato del metodo si “innamora” della sperimentazione pura, e partecipa, sia come prover che come collaboratrice, alla grande Sperimentazione Pura Internazionale organizzata dalla LUIMO nel 1980 che coinvolse circa 600 medici omeopati in ogni angolo del pianeta.

Nel ritmo serrato del suo lavoro, Maria Luisa ha trovato anche il tempo per partecipare come relatrice a diversi congressi mondiali L.M.H.I.; per citarne qualcuno: il 43° congresso di Atene con un lavoro su asma e Omeopatia (1988); il 45° a Barcellona (1990) in cui la sua lettura si incentra sui temi di epistemologia e Omeopatia per arrivare al 74° “giocato in casa” a Sorrento (2019) con: Quale destino per la medicina e per il medico in profonda crisi? Il grande contributo dell’Omeopatia. L’esperienza LUIMO che in qualche modo ci fa comprendere il grande respiro contenuto nei suoi interessi e nelle sue idee.

Tra i tanti fronti su cui ha combattuto, con fermezza e senza alcuna violenza, le sue battaglie per l’Omeopatia e la salute, ci sono stati gli studi televisivi: trasmissioni confronto tra bio-medicina e Omeopatia, e dalle quali usciva sempre con autorevolezza; le numerose partecipazioni a rubriche di diffusione di una nuova consapevolezza, come la rubrica fissa quindicinale del programma TV Donna, per tre stagioni consecutive su Tele Montecarlo (1990-1993), le ricorrenti partecipazioni su temi della salute della trasmissione Tappeto Volante, sempre su Tele Montecarlo (1994-1997), e una rubrica quindicinale su UNO Mattina della Rai per due stagioni (1998-1999). In questa frenetica attività, che non toglieva tempo al lavoro clinico, ha avuto anche modo di applicarsi come consulente tecnico per un progetto di legge sulla regolamentazione del Rimedio omeopatico a firma Rutelli, Bonino, Modugno, depositato in Parlamento. Infine, dal 1998, è una delle colonne dell’insegnamento alla LUIMO con la sua attività di docente che la porta nel 2005 ad essere nominata Segretario e Responsabile dei Rapporti Istituzionali della LUIMO per la sua qualità didattica e professionale (il Presidente, dr.ssa Alma Rodriguez), carica ricoperta con passione e fermento di attività fino al termine del suo percorso terreno. Per lei era importante curare ogni aspetto del rapporto che connotava la triade: paziente – medico – istituzioni. Sentiva molto le esigenze dei suoi colleghi medici e come al solito lo dimostrava nella pratica assumendo diverse cariche nelle organizzazioni sindacali di categoria e presso l’Ordine dei Medici di Roma, dove ha coordinato la Commissione Medicine Non Convenzionali (MNC), promuovendo, tra gli altri, un convegno sull’efficacia e il meccanismo d’azione della medicina omeopatica invitando scienziati di fama internazionale, tra cui il premio Nobel Luc Montagnier e il fisico Emilio del Giudice. Lo storico convegno ebbe luogo il 25 gennaio 2014 a Roma.

Come dicevo all’inizio Maria Luisa Agneni si è distinta più per le opere che per le congetture e le sue dichiarazioni in molte occasioni lasciano una testimonianza di rara lucidità e lungimiranza: L’Omeopatia produce salute, cultura, maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità di guarigione, educazione agli stili di vita più sani. Così come emerso durante il Simposio sulle Medicine Non Convenzionali che si è svolto al Senato il 29 settembre 2016, con esperti di queste discipline, sotto l’egida del senatore Maurizio Romani, vicepresidente della commissione Sanità e della onlus Medicina centrata sulla persona, presieduta dal dottor Paolo Roberti di Sarsina. Secondo Maria Luisa le Medicine Non Convenzionali devono essere applicate nella gestione della salute pubblica allo scopo di migliorare la qualità della vita, limitare per quanto possibile l’uso di farmaci ribadendo la necessità di appropriatezza prescrittiva, e ridurre i costi diretti, indiretti e sociali, per il Servizio Sanitario Nazionale. Continua: Bisogna favorire un cambiamento nelle politiche sanitarie: un’etica medica moderna, basata su una rinnovata capacità di ascolto centrata sulle esigenze del paziente. Questo implica che all’attenzione per gli aspetti più ‘microscopici’ dell’organismo, debba essere aggiunta anche l’attenzione all’ambiente naturale e sociale in cui l’uomo vive, si ammala e guarisce.

Il mio personale ricordo di Maria Luisa è legato ad un progetto di avanzamento, di formazione e soprattutto di presa di coscienza per la medicina e la medicina omeopatica. Mi chiese di darle una mano ad organizzare un workshop dal titolo “Il Medico del Futuro. Medico e malato: una relazione da rifondare per una autentica scienza impareggiabile, la medicina”. Si trattava di una serie di incontri serali online con il professor Ivan Cavicchi, suo sincero amico. Ricordo la perseveranza e l’intelligenza con cui coordinò quel progetto che vide la partecipazione di un selezionato gruppo di medici che lei riuscì a coinvolgere in modo impareggiabile. Fu un’esperienza di grande arricchimento per tutti. Il prof. Cavicchi la ricorda con queste parole su Quotidiano Sanità: Per lei le cose giuste non erano subordinate a ideologie o a preconcette posizioni politiche o sindacali ma erano tutte subordinate ad un solo vero ordinatore ideale che era il malato, le cui necessità, i cui problemi venivano necessariamente prima di tutto e di tutti. E ancora: Devo a lei se in questi anni ho potuto presentare molti dei miei libri sul ripensamento della medicina, devo a lei se su questo argomento si sono organizzati straordinari quanto indimenticabili webinar; quindi, tante discussioni intense e partecipate per certi versi appassionate, devo a lei molti articoli pubblicati da questo giornale in quelli che una volta si chiamavano “forum”. Ma soprattutto devo a lei se su questo giornale ho trovato una sponda un riferimento prezioso, un compagno di strada con il quale condividere le tante difficoltà che incontra quasi inevitabilmente un qualsiasi pensiero di riforma.

Io, semplicemente, desidero ricordarla con la frase con cui scegliemmo di inaugurare la bellissima esperienza del workshop del medico del futuro nel 2023, che sono certo sia stata una delle sue bussole in questo passaggio terreno: Il medico non è un tecnico, né un Salvatore, ma solo un’esistenza per un’altra esistenza, un essere umano, effimero, che realizza con l’altro, nell’altro e in se stesso, la dignità e la libertà e le riconosce come norme. (Karl Jaspers)

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