XXI Congresso Nazionale FIAMO


Paolo Pifferi
Medico Chirurgo – Omeopata Rosignano di Solvay (LI)

Vicepresidente per l’Italia LMHI
paolopiff59@gmail.com

 

XXI Congresso Nazionale FIAMO

Dunque… facciamo il consueto “riassunto” del nostro Congresso Nazionale annuale!

Sono stati giorni pieni e intensi, emozionanti, difficili da riassumere in poche righe.

La segreteria scientifica, in gran parte rinnovata rispetto agli scorsi congressi, ha fatto un grande lavoro, selezionando presentazioni di ottima qualità e proponendo anche oratori di grande levatura internazionale, dal mito vivente George Vithoulkas ai due famosi omeopati indiani Pareek fino a Leoni Bonamin: a questo proposito vanno fatti i complimenti al nostro Presidente Bruno Galeazzi per l’impegno nella traduzione dal vivo, cosa per niente facile.

Devo poi dire un GRAZIE a caratteri cubitali alla carissima Andreina Fossati, impeccabile Presidente del Congresso, mai invadente, dotata di una sobrietà e un’eleganza ineguagliabili.

Le relazioni congressuali sono state tutte estremamente interessanti, qualcuna più “diretta” e immediata, altre più complesse, ma anche intriganti.

Tra le prime, quella del mio caro amico, maestro e direttore della rivista Gustavo Dominici (lo devo un po’ esaltare per non farmi licenziare dal mio ruolo di cronista) dove ci illustra i risultati sorprendenti delle terapie omeopatiche con uno stile estremamente pratico ed essenziale, come è nel suo carattere.

Poi, quella di Andrea Signorini, che mi ha veramente affascinato, con una relazione all’avanguardia e “di confine”, dove la farmacologia incontra la legge di similitudine; oppure quella di Carlo Rezzani, che parlando di Intelligenza Artificiale (sinergie utili o relazioni pericolose?) da una parte ci ha aperto una strada e dall’altra ci ha suscitato qualche timore.

Non posso non citare Pierluigi Clauser, grandissimo studioso del Maestro Hahnemann, che ha un bagaglio così vasto di conoscenza che non riesce a concretizzare e a concentrare tutto nel breve spazio dei 20 minuti di una relazione congressuale, lasciandoci sempre “a metà corsa” su come andrà a finire il caso, non riesce a snellire le sue ricchissime relazioni purissimamente hahnemanniane.

Così come non posso non citare Roberto Petrucci con la sua precisione “puntigliosa” nel descrivere i casi che ci illustra, con la sua esposizione affascinante e quasi da film.

I veterinari? Fantastici, riescono a risolvere casi anche complessi con una apparente semplicità e con uno spirito di osservazione dei loro pazienti “non parlanti” che mi lascia sempre a bocca aperta: ma forse è un vantaggio avere pazienti “non parlanti”? Si evitano forse troppi discorsi fuorvianti? Comunque, vivi complimenti ai veterinari, così come agli agro-omeopati!

Vorrei citare tutti i relatori (ma richiederebbe troppo spazio) e le loro esposizioni, tutte estremamente affascinanti, alcune un po’ complesse nella comprensione immediata e che forse avrebbero meritato uno spazio maggiore per chiedere delucidazioni ai Colleghi che le hanno proposte, ma si sa, ai congressi il tempo è peggior tiranno.

Le tesi di diploma sono state una autentica sorpresa: da quella dell’amico Moreno Bolzon (vincitore poi del titolo di migliore tesi) a tutte le altre, assolutamente meritevoli di un grande applauso e frutto di un grandissimo impegno, a dimostrazione che le Scuole, anche se ridotte di numero e di iscritti, stanno facendo un gran lavoro di formazione.

Parlando di formazione, entriamo in uno degli argomenti caldi dell’assemblea: quanta formazione? Quale formazione? Abbiamo assistito all’esposizione di molti pensieri diversi e diverse posizioni, ma la certezza finale credo che si possa riassumere in poche parole: è necessario mantenere, come già previsto dal regolamento del Dipartimento, una formazione univoca, uniformata agli standard internazionali (LMHI ed ECH) per monte ore, programma generale e qualità dell’insegnamento. Il mio maestro Pietro Federico ha auspicato una grande scuola nazionale che possa fare da “università omeopatica”, con docenti qualificati e un insegnamento “unico” e sicuro, guidato dagli standard dettati da LMHI: sarebbe molto bello, credo.

Il dibattito è stato acceso, vediamo dove ci porteranno tutti questi stimoli emersi dall’assemblea e dal confronto di idee diverse.

Ancora a proposito dell’assemblea devo ringraziare personalmente FIAMO, LUIMO e IRMSO, membri istituzionali di LMHI, che mi hanno rinnovato l’incarico di NVP, cioè di Vice Presidente per l’Italia per il triennio 2025-2028: sarà un grande impegno, spero di essere ancora all’altezza di ciò che mi è stato affidato.

Trovo che i congressi siano spesso luoghi dove si incontrano amici e dove si fanno nuove e positive amicizie, e questo è stato per molti, me compreso: ho ritrovato tantissimi amici, ho avuto la possibilità di conoscerne di nuovi: ne potrei citare moltissimi, ma diventerebbe un elenco telefonico più che il report di un congresso.

Il Palazzo dei Congressi di Orvieto è stato un ottimo ambiente dove svolgere la nostra attività, forse un po’ difficile gestire l’acustica: in alcune zone, specie al bancone della presidenza, non si riuscivano a capire le parole degli oratori ma, per il resto, ottima location, almeno a mio giudizio.

Conclusioni finali: bel congresso, bella ambientazione, bella gente, bella la discussione che si è accesa. Eravamo numerosi (anche se mai abbastanza!), attirati a Orvieto da un programma molto appetibile e da una città molto bella, forse un pochino penalizzati dalla sede non comodissima per alcuni, ma tutto sommato non impossibile: certamente siamo molti e molto distribuiti sul territorio nazionale, quindi la raggiungibilità per qualcuno è sempre un’incognita, ma… non saremo forse un po’ pigri noi omeopati???

Scrivo questo report ad alcuni giorni dalla conclusione, mentre si è acceso un vivace dibattito sul forum sull’opportunità di organizzare un evento nazionale comune anche alle altre associazioni del mondo dell’Omeopatia e delle Omeoterapie, opportunità che ci divide su posizioni diverse, a volte opposte, ma sempre rispettabili: siamo in qualche modo figli dello stesso padre, ognuno ha preso la strada che riteneva più adeguata, facile o difficile, seguendo in maniera diversa gli insegnamenti originali.

Quando si apre un dibattito vuol dire che c’è stato un grande stimolo, anche se in questa sede non entro nel merito e non mi schiero perché sono un semplice cronista e, come si scriveva nei saloni del Far West, e come citava una famosa canzone, “don’t shoot me … I’m only the piano player”. Così io dirò “I’m only an independent reporter”.

Però ribadisco che secondo me il dibattito è sempre positivo, tanto che avrei voluto iniziare questo articolo proprio da qui, ma qui concludo: dobbiamo imparare a confrontarci e dobbiamo cercare di essere stimolanti con i Colleghi, cercando di trovare anche il modo di essere “attrattivi” anche per i Colleghi “esterni”, compresi gli allopati e la medicina ufficiale, proponendo casi e argomenti “avvincenti”, ma soprattutto “convincenti”!

Vi aspettiamo l’anno prossimo!

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